LineageOS è una delle ROM per Android più famosa non solo fra gli utenti, ma anche fra gli sviluppatori che infatti la utilizzano come base per creare moltissime altre ROM personalizzate. Nonostante sia quasi un simbolo di libertà sul robottino verde, l’installazione di LineageOS non porta automaticamente ad avere permessi di root abilitati per tutte le applicazioni: gli utenti devono installare manualmente i pacchetti per attivarli e gli sviluppatori della ROM consigliano quelli da loro stessi sviluppati, AddonSu.

Il problema è che non solo mantenere questi pacchetti personalizzati richiede agli sviluppatori una bella mole di lavoro aggiuntivo, ma la maggior parte delle volte gli utenti non li considerano nemmeno, passando direttamente all’installazione di Magisk e Magisk Manager. Questi ultimi sono facili da utilizzare, possono nascondere il root al rilevamento operato da SafetyNet e permettono di espandere le potenzialità dei dispositivi su cui sono installati tramite i moduli Magisk aggiuntivi.

Sono proprio questi ultimi però a non andare a genio agli sviluppatori di LineageOS, perché molte volte le segnalazioni di bug degli utenti sono legate all’installazione di qualche modulo Magisk incompatibile col proprio smartphone/tablet e non alla ROM stessa: questo ha sprontato lo sviluppo e il mantenimento dei pacchetti AddonSu.

Il tempo dell’addio è però arrivato: con l’arrivo ufficiale di LineageOS 17, la nuova versione della ROM basata su Android 10, AddonSu non saranno più offerti come metodo per effettuare il root. Gli sviluppatori consiglieranno ufficialmente di ottenere i permessi tramite ADB e di installare Magisk e Magisk Manager per consentire l’accesso alle singole applicazioni.

Non è però solo una questione di consigli: PrivacyGuard, uno strumento integrato in LineageOS che consente la gestione dei permessi di root, cesserà di essere integrato nella ROM e i pacchetti AddonSu contavano proprio su di questo per funzionare. A sostituirlo ci sarà il Google Permission Hub, che l’azienda californiana aveva integrato nelle prime build di Android 10 per poi rimuoverlo da quelle finali.