Da qualche mese è in corso una campagna contro Huawei, portata avanti in primis dagli Stati Uniti d’America, ai quali si stanno aggregando numerosi altri Paesi. Il colosso cinese fa paura per i suoi presunti legami con il governo cinese ed è accusato di creare un rischio per la sicurezza mondiale.

La situazione sta rapidamente degenerando, in particolare dopo l’arresto del CFO di Huawei in Canada, con accuse di aver violato l’embargo nei confronti dell’Iran e rischia di peggiorare con una nuova causa negli Stati Uniti. Cerchiamo dunque di fare il quadro di una situazione che appare sempre meno chiara e nella quale Huawei alza la testa e si scaglia contro i propri accusatori.

Uno schema per rubare le tecnologie straniere

Un ex dipendente Huawei ha avviato una causa contro l’ex datore di lavoro affermando di essere stato licenziato per essersi rifiutato di partecipare a un summit organizzato da Facebook e riservato alle startup specializzate in telecomunicazioni. Il colosso dei social network aveva rifiutato la richiesta di partecipazione di Huawei, che avrebbe invitato alcuni dipendenti a partecipare spacciandosi per dipendenti di false compagnie statunitensi, al fine di ottenere informazioni dalla concorrenza.

Secondo l’accusa il colosso cinese avrebbe utilizzato spesso queste tattiche per entrare in confidenza con la concorrenza e ottenere informazioni riservate. La strategia sarebbe comune in Cina, con numerose compagnie che starebbero cercando di “rubare” informazioni, in particolare alle aziende sud coreane, per dominare nel mercato della componentistica tecnologica.

Anche la Repubblica Ceca chiude a Huawei

Dopo Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, con Giappone e Francia pronte al veto, anche la Repubblica Ceca ha proibito agli operatori telefonici locali di utilizzare tecnologia Huawei per la realizzazione delle reti 5G, parlando apertamente di “rischi per la sicurezza nazionale“.

Secondo Drusan Navratil, direttore della NCISA (National Network and Information Security Agency), le leggi cinesi obbligano le compagnie private a collaborare con le agenzie di intelligence. Il timore è che Huawei e gli altri produttori cinesi installino delle backdoor nei propri dispositivi di rete per consentire al governo cinese di intercettare tutte le comunicazioni, il che rappresenterebbe a tutti gli effetti u grave rischio per la sicurezza mondiale.

Huawei dice no

Le tane accuse non lasciano certo indifferente il colosso cinese che non accetta le accuse rivolte dai paesi occidentali e passa al contrattacco. Ken Hu, attuale presidente di Huawei, ha convocato una conferenza stampa, invitando alcuni giornalisti nel quartier generale di Huawei Technologies Ltd.

Secondo il dirigente le accuse dei paesi occidentali nei confronti del maggior produttore mondiale di dispositivi di rete scaturiscono da “ideologia e geopolitica” e, come sostengono numerosi analisti del settore, sono una scusa per proteggere i produttori americani ed europei dall’ascesa degli sfidanti cinesi.

Se avete prove a supporto della vostra tesi dovete mostrarle. Magari non a Huawei e magari non al pubblico, ma quantomeno agli operatori telefonici, che sono gli acquirenti dei prodotti Huawei. Bandire una particolare compagnia non risolve i problemi di cyber sicurezza, tanto più che la fedina penale di Huawei è immacolata.””

Secondo Hu la decisione dei Paesi occidentali porterà a un incremento dei costi per gli operatori (stimato tra il 15 e il 40% in più) e a una diminuzione dell’innovazione, data dalla mancanza di concorrenza. Negli Stati Uniti la fusione tra T-Mobile e Sprint ha visto l’intromissione del governo, che ha subordinato l’approvazione dell’operazione all’impegno a non utilizzare dispositivi Huawei.

Huawei investirà 2 miliardi di dollari per aggiornare le infrastrutture di sicurezza

Ken Hu ha affermato che la sua compagnia investirà due miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per aggiornare le infrastrutture di sicurezza e renderle ancora più efficaci. In un raro slancio di apertura i giornalisti che hanno partecipato alla conferenza stampa hanno potuto visitare i laboratori del centro di Ricerca e Sviluppo di Huawei per scoprire cosa sta facendo Huawei per migliorare.

Crediamo che qualsiasi dubbio o accusa nei confronti di Huawei debba essere basato su prove concrete. In assenza di tali prove non accettiamo accuse e le rispediamo al mittente. Finora nessuno ha portato una prova a supporto delle accuse di rischi alla sicurezza portati dai nostri dispositivi di rete.
Huawei non ha mai accettato alcuna richiesta da enti governativi per danneggiare le reti o le attività di alcuno dei nostri clienti.””

Il dirigente cinese ha chiuso con una frecciatina evidentemente rivolta agli Stati Uniti e al Presidente Trump, da sempre feroce oppositore di Huawei: “Non puoi diventare eccellente semplicemente escludendo i competitori dal gioco“.

Conclusioni

Rischio per la sicurezza globale quindi, o semplice volontà di porre un freno alla crescita dell’economia cinese, che mette a rischio l’egemonia dei Paesi occidentali (abbiamo dimenticato il caso NSA svelato da Wikileaks? NdR)? È vero che le compagnie cinesi sono state più volte colte con le mani nel sacco nel tentativo di acquisire dati di nascosto, ma nel caso di Huawei mancano le evidenze dei fatti.

Sarebbe dunque meglio per tutti se fossero prodotte le prove necessarie a smascherare eventuali comportamenti illeciti, al fine di garantire la massima sicurezza per tutti, piuttosto che lanciare accuse che ai meno informati possono sembrare solo mosse di fantapolitica.

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