Per quanto gli ingegneri a libro paga dei produttori possano impegnarsi durante lo sviluppo dei firmware è inevitabile che talvolta bug e vulnerabilità sfuggano alle maglie dei controlli. Per mantenere sicuri gli ambienti utilizzati dai consumatori le Case predispongono delle ricompense per i ricercatori che dovessero individuare e segnalare delle falle.

L’ultima in ordine temporale a muoversi in tal senso è Huawei, sotto l’occhio del ciclone proprio per quanto riguarda la sicurezza con i provvedimenti restrittivi degli USA che hanno prodotto accuse e limitazioni di dominio pubblico oramai da mesi. L’azienda in realtà si era già spesa sul fronte della sicurezza, ma sembra che il programma esistente fosse solamente per la Cina. 

La scorsa settimana a Monaco di Baviera è stato annunciato un programma analogo per l’Europa nel corso di un evento privato in cui è stata coinvolta una platea di ricercatori selezionati. Il programma dunque, almeno per il momento, è chiuso ai ricercatori individuati da Huawei, a cui però è stata data la possibilità di coinvolgere dei colleghi tramite un meccanismo ad inviti.

La buona notizia per i ricercatori selezionati da Huawei arriva dalle ricompense, variabili a seconda della gravità della falla individuata ma comunque più corpose di quelle offerte da Google e Samsung per questioni valutarie: le cifre sono identiche ma queste ultime pagano in dollari mentre Huawei in euro.

Basterà l’impegno di Huawei sul fronte della sicurezza per riabilitare agli occhi del mondo (e soprattutto degli USA) l’immagine dell’azienda?