Huawei P30 Pro, l’ultimo smartphone di punta del produttore cinese che tanti consensi sta ricevendo da parte di appassionati e addetti ai lavori, è stato da poco sottoposto al classico teardown dal team di iFixit rivelandosi piuttosto ostico (e presumibilmente costoso) da riparare.

Dopo un rapido riepilogo della dotazione tecnica di prim’ordine del device ed un rapido confronto dimensionale e fisico con il predecessore P20 Pro, il nuovo Huawei P30 Pro è stato “fatto a pezzi” per conoscerlo meglio dall’interno e metterne quindi alla prova le doti di riparabilità.

Come accade sempre più di frequente, anche il nuovo flagship di casa Huawei è un sandwich di metallo e vetro: elegante, compatibile con la ricarica wireless, ma non facilissimo da aprire e più facile da rompere tentando di farlo. Tra la scocca in metallo e la back-cover in vetro c’è un gap estremamente ridotto, probabilmente anche per essere all’altezza della certificazione IP68 e per aprirlo occorrono calore, il classico plettro ed una buona opera di “persuasione”.

Una volta rimossa la cover posteriore ci si imbatte nella bobina per la ricarica senza fili e per la ricarica inversa, una caratteristica che sta iniziando a diffondersi sui device premium. Tocca poi all’affascinante e innovativo modulo fotografico con il suo sistema a periscopio che desta particolare curiosità.

Il teardown di iFixit prosegue analizzando un’altra peculiarità di P3o Pro: Huawei, come sapete, non ha utilizzato una classica capsula auricolare bensì la sua “Acoustic Display Technology“. Come spiega iFixit, l’altoparlante funziona alla stregua di una normale cassa acustica, tuttavia invece di far vibrare una membrana per produrre onde sonore, fa vibrare lo schermo in vetro: il display è l’altoparlante. Per rendere possibile tutto ciò, una parte del sistema è incollata direttamente al retro del display nella parte alta. Sorgono quindi dubbi più che legittimi circa il funzionamento in caso di danneggiamento dello schermo stesso.

Sotto al display di Huawei P3o Pro si nasconde anche il sensore ottico di impronte digitali, si tratta dello stesso Goodix GM185 presente su OnePlus 6T, Xiaomi Mi 9 e Vivo NEX S. La batteria da 16,04 Wh (4.200 mAh per 3,82 V, la stessa del Mate 20 Pro) è poi provvista delle classiche linguette che ne facilitano l’estrazione in caso di necessità.

L’ingente quantitativo di colla che unische lo schermo alla scocca, il fatto che ad esso sia attaccata la seconda metà del particolare altoparlante utilizzato da Huawei ed i bordi curvi complicano non poco tutte le operazioni.

A conti fatti, Huawei P30 Pro si rivela uno smartphone pieno di soluzioni innovative e interessanti, ma al tempo stesso complesso e decisamente complicato da riparare. Il punteggio attribuitogli da iFixit in termini di riparabilità è di 4/10. Per maggiori dettagli date un’occhiata al teardown completo a questo link.

Vai a: Recensione Huawei P30 Pro: autonomia e fotocamera da riferimento