Come sempre i teardown di iFixit ci permettono di vedere da un altro punto di vista i prodotti che più amiamo. In questo caso parliamo del Huawei Mate 30 Pro, top di gamma cinese nato a seguito del blocco USA contro Huawei ma non per questo meno potente o valido rispetto agli altri top di gamma presenti sul mercato.

huawei mate 30 pro ifixit

Ovviamente la prima cosa da fare per controllare l’interno di uno smartphone è rimuovere la cover posteriore. Il teardown del Huawei Mate 30 Pro di iFixit parte proprio da qui, utilizzando il classico kit che permette di sollevare la cover posteriore con un po’ di forza e pazienza. Grazie all’assenza del tasto per le impronte digitali sul retro, la rimozione della back cover può avvenire in tutta tranquillità, senza temere di danneggiare qualche cavo o connettore.

Immediatamente dopo si passa alla rimozione degli inseriti in plastica che proteggono il modulo flash, la bobina del modulo NFC e quella per la ricarica wireless. Subito dopo tocca invece al connettore ad Y che connette la porta USB Type-C alla scheda madre.

Rimuovendo l’ultimo cavo che connette la batteria da 4500 mAh alla scheda madre, è finalmente possibile sollevare le piccole alette di plastica che permettono una rimozione piuttosto semplice del modulo batteria. Questa ha una potenza totale di 17,32 Wh, ed è leggermente più prestante di quella da 16,04 presente all’interno del Huawei Mate 20 Pro.

Appena dopo la batteria si passa alle fotocamere posteriori, elemento estremamente pubblicizzato da Huawei prima e dopo il lancio della nuova serie di smartphone. Il Huawei Mate 30 Pro integra un sensore IMX608 da 40 MP con apertura f/1.8, un sensore IMX600 da 40 MP con apertura f/1.6 e stabilizzazione ottica, un sensore OV08A10 tele da 8 MP con zoom ottico 3x e zoom digitale fino a 30x, ed infine un sensore IMX316 utilizzato per le foto bokeh.

Subito dopo al modulo quadruplo posteriore è possibile passare a quello doppio frontale. Qui Huawei ha inserito due sensori IMX616 da 32 MP con apertura f/2.0 per i selfie, assieme ad un altro sensore IMX332 da 2,4 MP con sensore IMX516 utilizzato per le gesture e per gli effetti di profondità nei selfie.

La parte restante è ovviamente tutta la scheda madre liberata dal resto dei componenti ad essa connessi. Le foto mostrano il SoC Kirin 990 accoppiato ad un modulo RAM LPDDR4X da 8 GB, lo storage da 256 GB su standard UFS prodotto da Toshiba e il modulo Wi-Fi HiSilicon Hi11003 (lo stesso identico che avevamo visto anche nel Huawei Mate 20 X 5G). Gli altri componenti sono il controller per il modulo NFC, il modulo 5G e per la gestione energetica del telefono.

Si passa finalmente all’elemento clue del telefono: il display. Come sappiamo Huawei ha molto pubblicizzato l’assenza di gap fra il pannello curvo e la scocca in alluminio, ed infatti è davvero difficile notare la fine del display e l’inizio del telaio. Questo ovviamente implica una maggiore difficoltà sia nell’eventuale riparazione che nel disassemblaggio del modulo.

huawei mate 30 pro ifixit

Il pannello è l’ultimo elemento da rimuovere ed è forse quello che necessita di un po’ più di pazienza e attenzione. Secondo iFixit il Huawei Mate 30 Pro ha un punteggio di riparabilità pari a 5 su 10. È un piccolo passo in avanti rispetto alla precedente generazione, considerando il punteggio di riparabilità di 4 su 10. In quel caso pesava molto la presenza di un gran numero di moduli per rimuovere i pannelli e l’eventuale necessità di cambiare il sensore per le impronte digitali in caso di rottura del display, e viceversa.

Malgrado la presenza di un gran numero di componenti “modulari” e facilmente rimovibili, accedere alla batteria richiede un po’ di dimestichezza e pazienza. Alcuni componenti comportano un costo aggiunto per poter essere rimossi dalla scheda madre, il display può anche essere rimosso senza rimuovere la batteria ma questo comporta prestare particolare attenzione ai connettori presenti.

Come sempre la presenza della colla per entrambi i vetri – ricordiamo che il Mate 30 Pro monta pannello di vetro davanti e dietro – comporta un alto rischio di rottura durante le fasi di riparazione.