Huawei è indubbiamente uno dei produttori di smartphone più famoso al mondo, e negli ultimi tempi è assurto agli onori della cronaca a causa del blocco imposto dal Governo USA, che di fatto sta rallentando la crescita del colosso cinese.

Pochi però sanno che la compagnia fondata e guidata da Ren non si occupa solo di smartphone e apparati di telecomunicazione, e che dietro all’impero che conta 180.000 dipendenti in oltre 170 Paesi e realizza un fatturato annuo che supera i 100 miliardi di dollari, c’è un’azienda a conduzione familiare.

I membri della famiglia Ren infatti, oltre a ricoprire in alcuni casi alte cariche dirigenziali, seguono altri business, spesso dedicati agli stessi dipendenti. Steven Ren Shulu, fratello del presidente, supervisiona una serie di aziende dedicate alle costruzioni, al catering e all’ospitalità.

Tra i progetti seguiti c’è il campus a Songshan Lake che una volta terminato, entro il 2023, ospiterà circa 25.000 dipendenti, ognuno dei quali potrà contare su un appartamento personale. Sabrina Meng Wanzhou ricopre il ruolo di Chief Financial Officier ed è stata recentemente al centro di un caso di cronaca in occasione del suo arresto in Canada, per una presunta violazione dell’embargo nei confronti dell’Iran.

Ren Ping è il figlio del presidente e a 44 anni è il responsabile di Shenzhen Smartcom Business Co. Ltd., una compagnia che gestisce dozzine di hotel e appartamenti in tutto il mondo, dedicati in alcuni casi ai soli dipendenti e ai clienti più importanti. Ren Ping è inoltre il presidente di Shanghai Mossel Trade Co ltd, una compagnia che si occupa dell’importazione di alimenti di alta qualità, incluso vino con etichetta Huawei.

A quanto pare l’idea è nata in seguito al pagamento “in natura” da parte di un cliente argentino che cercava di eludere i controlli finanziari nel proprio Paese. Nonostante la famiglia Ren sia profondamente radicata in Huawei, l’attuale CEO ha ribadito in numerose occasioni che nessuno dei propri familiari è destinato a prendere il suo posto. Condivisione del successo dunque, nel rispetto degli insegnamenti del confucianesimo, ma anche un senso di grande fiducia nei propri familiari.

Ai dipendenti tutto questo non sembra creare alcun problema, tanto che un alto dirigente, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha affermato: “Non mi interessa quello che fa la famiglia del capo, almeno finché prendo la mia paga e la mia parte di dividendi.”

Immagine Financial Times