Il governo Trump fa un primo piccolo passo indietro nella vicenda legata al ban Huawei, ritirando una proposta presentata soltanto ieri. A dire no alle nuove sanzioni è stato il Pentagono, secondo cui la nuova proposta finirebbe per danneggiare solo le industrie americane, come riferisce una fonte interna che ha parlato con il Wall Street Journal.

La proposta del Dipartimento del Commercio

Attualmente vige un divieto per le compagnie americane di vendere i propri prodotti a Huawei, inserita da maggio 2019 nella Entity List delle compagnie ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Finora però numerose compagnie hanno sfruttato una “scappatoia” legale che consente loro di vendere quei prodotti che sono realizzati almeno per il 75% all’estero.

La proposta presentata ieri dal Dipartimento del Commercio puntava ad alzare tale limite al 90%, rendendo sostanzialmente impossibile la vendita di quasi tutti i prodotti che ora rimanevano esclusi dal blocco. Lo scopo dichiarato della misura è quello di limitare il più possibile i contati con Huawei, ritenuta una seria minaccia a causa dei presunti legami con il governo cinese, ipotesi sempre smentita dal colosso cinese e mai suffragata da prove concrete.

Il rifiuto del Pentagono

Come accade per le famose tariffs, che vanno principalmente a colpire gli importatori americani, anche le nuove limitazioni avrebbero avuto come risultato principale quello di affossare l’economia delle compagnie americane coinvolte nel commercio con Huawei, che avrebbero visto precipitare le proprie entrate.

Come primo effetto collaterale ci sarebbe stato un drastico taglio agli investimenti e allo sviluppo di nuove tecnologie, con il rischio concreto di perdere il vantaggio sulla Cina, già pronta a rivolgersi ad altri Paesi o a sviluppare in proprio quanto necessario.

Se ne è reso conto il Pentagono (Dipartimento della Difesa), che insieme al Dipartimento del Tesoro ha seccamente respinto la proposta. Insieme a quelli di Stato, Energia e Commercio, i due dipartimenti sono chiamati a esprimere il proprio parere su una nuova proposta legata alla Entity List, e serve l’unanimità per poter procedere.

La proposta era stata presentata all’OMB (Office of Management and Budget) ma viste le obiezioni poste dai due dipartimenti è stata immediatamente ritirata e giace attualmente nel limbo.

Secondo il Pentagono le nuove misure avrebbero ulteriormente incoraggiato Huawei a rivolgersi altrove per le proprie necessità e il colosso cinese ha già dimostrato, con Huawei Mate 30 Pro, di essere in grado di realizzare uno smartphone completamente privo di componenti americani.

Quali scenari si aprono nel caso ban Huawei

La questione si sposta ora alla prossima riunione di gabinetto del governo Trump, prevista per la prossima settimana, dove con ogni probabilità sarà elaborata una nuova revisione della proposta in grado di incontrare il supporto degli enti coinvolti.

Nelle scorse settimane sono stati numerosi i senatori e i membri della Camera a esprimere le proprie perplessità sulla manovra, che di fatto avrebbe ridotto il controllo sulla line dei fornitori di Huawei, riducendo al contempo le esportazioni verso la Cina, uno dei punti focali della guerra commerciale che contrappone da tempo le due super potenze economiche.

In tutto questo però resta ancora sospesa la questione legata a Google, una delle tante compagnie che non possono vendere i propri prodotti a Huawei. Gli USA sono pronti a perdere una fetta così grande di business, e indirettamente di controllo sul software degli smartphone cinesi, che pur privi dei servizi Google utilizzano in massa Android, o decideranno di effettuare qualche concessione per mantenere la leadership nel campo software?