La decisione del governo USA, che la settimana scorsa ha inserito Huawei nella blacklist commerciale, rendendo virtualmente impossibile l’acquisto di tecnologia americana, avrà delle inevitabili ripercussioni anche sugli utenti italiani.

A poche ore dalla messa al bando infatti Google ha annunciato la sospensione dei propri rapporti con Huawei, ritirando la licenza commerciale per prodotti hardware, software (tra cui Android) e servizi. Per la compagnia cinese, e per il brand HONOR, restano aperte le porte dell’AOSP, la versione open source di Android, ma diventa impossibile accedere ai servizi proprietari, come il Play Store, Gmail e molti altri.

Google si è affrettata a rassicurare i possessori di smartphone Huawei, garantendo per loro la possibilità di continuare ad accedere ai servizi, e anche Huawei ha confermato che continuerà a mantenere sicuri e aggiornati i propri dispositivi.

Tutto questo preoccupa gli utenti e le associazioni dei consumatori non hanno certo intenzione di stare a guardare. Roberto Tascini, presidente dell’ADOC (Associazione Difesa Orientamento Consumatori), esprime la propria preoccupazione, invitando Google e le istituzioni italiane ed europee a fare chiarezza sulla vicenda, al fine di garantire usabilità e aggiornamenti di sicurezza per i possessori di smartphone e tablet Huawei.

Dello stesso avviso è anche Codacons, che si prepara a scendere in campo a tutela degli italiani, senza escludere la possibilità di avviare una class action che porti un rimborso agli utenti che vedranno limitate le funzionalità dei propri smartphone a causa della decisione di Google.

Ma perché Google è stata così solerte nel recepire la direttiva dell’amministrazione Trump tagliando i ponti con Huawei? La risposta va ricercata nei dubbi che il governo USA si sta ponendo nei confronti del colosso di Mountain View, diventato troppo potente nel campo dell’informazione e in grado di indirizzare l’opinione pubblica “manipolando” in qualche modo le notizie.

Ecco dunque che la rapida risposta di Google potrebbe nascondere la voglia di “fare bella impressione” su Trump per allontanare qualsiasi sospetto, anche a costo di mancati guadagni derivanti dalla perdita di un partner commerciale che distribuisce ormai oltre 200 milioni di smartphone in tutto il mondo.

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