L’accusa di spionaggio mossa dal governo statunitense nei confronti di Huawei che ha portato al ban sembra non aver impattato in modo dirompente sulle vendite dell’azienda asiatica, trainata soprattutto dal mercato interno. Huawei ha dovuto rivedere al ribasso il proprio obiettivo per il 2019, passato dai 300 milioni di unità distribuite ai 270 attuali, ma poteva andar peggio.

Quali che possano essere i numeri al prossimo 31 dicembre, fino ad ora la società ha spedito 200 milioni di smartphone e cioè lo stesso quantitativo dell’intero 2018, il che significa che a fine anno Huawei nonostante tutto potrà dire di essere cresciuta.

La resilienza mostrata nel momento più buio della storia aziendale ha galvanizzato il fondatore e CEO Ren Zhengfei che, intervistato dal Wall Street Journal, ha detto chiaramente: “Possiamo sopravvivere molto bene anche senza gli USA. Non ci aspettiamo che riabilitino Huawei, anzi potrebbero pure tenerci in black list per sempre: noi, comunque, ce la caveremo alla grande”.

“Con gli USA – ha continuato – non abbiamo avuto alcun confronto né abbiamo un rapporto, ma se Trump venisse a visitarci gli daremmo un caloroso benvenuto”. In merito alla possibilità che le accuse di spionaggio mosse dagli Stati Uniti possano essere fondate Zhengfei ha negato in modo netto, aggiungendo: “Se ci fosse stato chiesto di spiare il governo americano avremmo rifiutato. Non rientra nella nostra politica aziendale e se un dipendente facesse qualcosa di simile sarebbe seriamente punito”.

Il CEO ha tuttavia ammesso che Huawei sta ancora acquistando dei componenti americani, ma attraverso delle fabbriche offshore riconducibili ad aziende a stelle e strisce.