La legge di Moore, formulata dal co-fondatore di Intel Gordon Moore, afferma che “le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad essi relativo, raddoppiano ogni 18 mesi”. Nel corso degli anni molti sono stati i tentativi di smentire questa legge, anche se tutti sono falliti. Con l’avvento del limite fisico del silicio (intorno agli 8nm), tuttavia, la fine della legge di Moore è vicina: il numero di transistor, a meno di aumentare le dimensioni dei chip, non potrà più aumentare. Tuttavia, con l’avvento dell’ “era post-PC” in cui sono smartphone e tablet ad essere la principale piattaforma di computing utilizzata dagli utenti, l’incremento della potenza riveste un’importanza relativa rispetto ad aspetti come l’efficienza energetica. È più importante arrivare a fine giornata con il proprio smartphone ancora in grado di svolgere le sue funzioni, più che avere a disposizione una potenza computazionale comparabile con quella di un notebook. Engadget riporta come il dottor Jonathan Koomey, professore presso la Stanford University, abbia formulato una nuova legge che afferma che “l’efficienza energetica dei processori raddoppia ogni due anni”: questo significa che, a parità di potenza computazionale, i chip del 2013 consumeranno la metà degli attuali. Nel 1985 Richard Feynman ha calcolato un limite superiore all’efficienza energetica di fattore 100 miliardi – al momento attuale siamo arrivati a 40’000.

Anche se alcuni propongono la legge di Koomey come sostituto della legge di Moore e l’impugnano come prova definitiva della sua non validità, le cose potrebbero svilupparsi differentemente. Se guardiamo infatti lo sviluppo delle CPU destinate al mondo desktop e server e lo confrontiamo con lo sviluppo delle CPU per il mondo mobile notiamo subito due cose: le CPU desktop e server hanno seguito una curva di estremizzazione delle prestazioni, spesso a scapito dei consumi (Pentium 4); le CPU mobile hanno seguito una curva di sviluppo in cui è l’efficienza energetica a fare da padrona e si progettano CPU ARM per server proprio per l’elevata efficienza energetica offerta. A metà troviamo le CPU per notebook che fanno della grande potenza di elaborazione con pochi consumi (ULV) il proprio punto di forza. Se è vero che la legge di Moore rimarrà valida ancora per qualche anno e che la legge di Koomey rimarrà valida ancora per molti anni a venire, allora è possibile che esse convivano e rendano evidente la divisione in tre rami di sviluppo oggi già visibili: la ricerca della massima potenza di calcolo, la ricerca di un compromesso tra potenza ed efficienza energetica e la ricerca della massima efficienza energetica. Forse la legge di Moore ha ancora qualcosa da dire.