Ieri Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, ha testimoniato di fronte alla Commissione Giustizia degli Stati Uniti, rispondendo a varie domande legate ad aspetti importanti come quello della privacy e il Progetto Dragonfly.

Il Congresso sembra essere particolarmente preoccupato di scoprire se il consumatore medio capisce o meno che le sue informazioni vengono raccolte e archiviate durante l’uso dei prodotti Google e Pichai ha spiegato che vengono inviate continuamente notifiche di controllo della privacy per disabilitare la raccolta di tali dati.

Stando a quanto riferito, 160 milioni di utenti hanno completato il controllo della privacy, inclusi 20 milioni solo nell’ultimo mese.

I membri del Congresso hanno anche dedicato molto tempo a fare domande su Ricerca Google e Pichai ha provato a spiegare il grande sforzo che viene fatto nella progettazione dell’algoritmo del popolare motore di ricerca, precisando che il colosso di Mountain View indicizza miliardi di pagine Web, utilizzando oltre 200 segnali.

In merito al progetto Dragonfly, prototipo interno di Google per un potenziale motore di ricerca per la Cina, Pichai ha chiarito che a un certo punto oltre 100 dipendenti hanno lavorato ad esso.

Chiudiamo con una curiosità. Tra le domande poste all’amministratore delegato di Google, vi è stata anche quella di Steve King, il quale ha chiesto a Pichai di spiegare perché l’iPhone di sua figlia si comportava in modo strano.

Dopo un attimo di esitazione, la risposta di Pichai è stata piuttosto secca: “Egregio membro del Congresso, l’iPhone è fatto da un’altra azienda”. Ancora una volta, chi dovrebbe legiferare sulla tecnologia sembra avere gravi carenze proprio in questo settore.