Alcune settimane dopo la presentazione di Google Pixel 2Google Pixel 2 XL il colosso di Mountain View ha rilasciato la prima Developer Preview di Android 8.1 Oreo che come sempre poteva essere installata dagli utenti via OTA o tramite fastboot.

Questa seconda opzione però si è rivelata dannosa per alcuni utenti, che si sono trovati di fronte a un soft brick del proprio smartphone, una situazione fortunatamente limitata a un numero ristretto di utenti. Ci sono voluti cinque mesi per arrivare alla soluzione ma finalmente Google ha messo in atto le misure necessarie affinché la cosa non possa più ripetersi in futuro.

Subito dopo aver ricevuto le prime segnalazioni Google ha provveduto a ritirare l’aggiornamento, menzionando problemi con il bootloader e indicando due possibili soluzioni per le “vittime” di questo problema: il flash manuale di ogni partizione o l’aggiornamento del file eseguibile di fastboot.

Ora sappiamo che la causa dei problemi era proprio il file binario di fastboot, che impediva il flash corretto delle partizioni. In particolare lo script di installazione eseguito dagli utenti con una versione non aggiornata andava a flashare un numero inferiore di partizioni rispetto al necessario, portando inevitabilmente al soft brick, risolvibile comunque con un’installazione completamente manuale.

In un nuovo commit inserito nell’AOSP (Android Open Source Project) Google ammette che la precedente procedura era un disastro e aggiunge una nuova funzione che permette di specificare in un file di testo quando devono essere flashate anche nuove partizioni. La procedura inoltre dovrebbe verificare la rispondenza ai requisiti prima di scompattare l’archivio con le immagini da flashare.

Ricordatevi dunque di aggiornare i vostri file prima di effettuare qualsiasi operazione che coinvolga fastboot, per tenervi alla larga da potenziali problemi.

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