Google da diversi anni impiega molto tempo e dedizione nei confronti di un settore in rapida crescita ai giorni d’oggi: il Machine Learning. Molti lo conoscono e molti ne parlano, ma davvero in pochi sanno lavorarci. Ecco cosa ne pensa un ricercatore di Google!

Google può vantare una grande esperienza nel settore del Machine Learning, dovuta soprattutto alle grandi menti che lavorano per la società californiana. L’azienda utilizza l’AI per prevedere i ritardi dei voli, migliorare le tastiere virtuali, dare nomi alle strade, creare grafici da fogli di calcolo, suggerire articoli online e molto altro ancora. Tutti progressi comunque resi disponibili al pubblico tramite i siti ufficiali di Google AI, Learn with Google AI e l’ultimo nato AI Experiments in cui la società da vere dimostrazioni di cosa è capace l’intelligenza artificiale.

“La nostra missione è organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili. L’AI ci sta consentendo di farlo in modi incredibilmente nuovi, risolvendo i problemi per i nostri utenti, i nostri clienti e il mondo.

L’AI ti rende più facile fare cose ogni giorno sia che si tratti di cercare foto di persone che ami, abbattere le barriere linguistiche, o aiutarti con il tuo assistente digitale personale. Ma ci fornisce anche nuovi modi di guardare i vecchi problemi e di contribuire a trasformare il nostro modo di lavorare e di vivere; e pensiamo che l’impatto maggiore arriverà quando tutti potranno accedervi.”

Tuttavia l’apprendimento automatico non è la tecnologia precisa che molti conoscono. Ali Rahimi, un ricercatore della società, ha ricevuto un applauso di 40 secondi in una conferenza per aver definito l’intelligenza artificialeuna forma di alchimia“. Ha detto che i ricercatori spesso non sanno perché alcuni algoritmi funzionano mentre altri no.

“Molti di noi hanno la sensazione di operare su una tecnologia aliena”.

Ali Rahimi

Il ricercatore sostiene che spesso in molti si limitano a modificare il programma fino a quando non si comporta come desiderato, non riuscendo poi a spiegare nel dettaglio il perché si comporti proprio in quel modo. Ha aggiunto, assieme al suo team di ricerca, che la maggior parte dei documenti sull’IA sono focalizzati su algoritmi che battono i benchmark, non su come tali algoritmi funzionino effettivamente.

“Lo scopo della scienza è generare conoscenza.

[…]

Vuoi produrre qualcosa che gli altri possano prendere e costruire”.

Ali Rahimi

Se siete curiosi di leggere l’intero documento redatto da Rahimi e il suo team, potete scaricarlo gratuitamente da questo link.