Dopo aver pronunciato le fatidiche parole “Ok Google” la nostra privacy, come molti si aspettano, potrebbe non essere più garantita perché quello che diciamo dopo viene inviato ai server di Google e solo chi è interno all’azienda sa cosa realmente venga fatto delle registrazioni: questo naturalmente vale per ogni tipo di assistente vocale, non solo per Assistente Google. Oggi però parliamo solo di questo: secondo un rapporto della belga VRT News l’azienda californiana permetterebbe ai propri appaltatori di ascoltare i frammenti audio provenienti dall’assistente Google.

Una soffiata ha permesso a VRT di ascoltare alcune di queste registrazioni, che a quanto sembra sono state prese senza l’attivazione vocale “Ok Google”: il contenuto è stato sufficiente ad identificare degli indirizzi fisici di cui stavano parlando gli interlocutori di Belgio e Danimarca. La persona che ha permesso questo contatto con VRT lavora come trascrittore degli audio per una compagnia di terze parti: lo scopo del suo lavoro non è di invadere la privacy degli utenti ma di contribuire al miglioramento dell’assistente vocale. Le modalità con cui deve operare fanno però sorgere qualche dubbio: Google naturalmente fornisce le registrazioni dissociate dai dati personali di chi sta parlando, ma il trascrittore deve cercare di annotarsi età ed altre informazioni anagrafiche durante l’ascolto.

I portavoce di Google dicono che non tutte le registrazioni vengono analizzate in questo modo: infatti, secondo l’azienda, solo lo 0.2% delle clip audio viene mandato ai trascrittori, naturalmente col solo scopo di migliorare l’assistente. Google sembra non dire ai trascrittori cosa fare nel caso sentano persone in situazioni di emergenza: l’informatore infatti dice di aver sentito di tutto: informazioni personali, situazioni di violenza domestica, attività sessuali, situazioni di pericolo e tanto altro. In futuro magari l’assistente potrebbe essere utilizzato per identificare in automatico situazioni di pericolo e per agire contattando le autorità competenti, ma per ora sia l’algoritmo che i trascrittori sono impotenti di fronte a questi casi: naturalmente stiamo parlando di una grande invasione della privacy, ma il compromesso con l’utilità di un simile impiego potrebbe renderla accettabile.

Questa notizia da molto su cui riflettere: la violazione della privacy che sta avvenendo ora è innegabile, ma se in futuro potesse essere controbilanciata dall’aiuto in caso di difficoltà l’accettereste più volentieri?