È quasi un decennio che Oracle e Google sono impegnate in una battaglia legale il cui risultato potrebbe cambiare enormemente il mondo della tecnologia. Infatti, come vi avevamo già anticipato in un articolo di metà gennaio, Oracle chiede a Google un risarcimento di miliardi di dollari per aver “rubato del codice Java” per sviluppare Android.

Stiamo parlando di un enorme problema che potrebbe mutare per sempre il modo in cui viene sviluppato un software o un sistema operativo. In queste ore la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato che il giorno 24 marzo 2020 darà modo ad Oracle di far valere le proprie ragioni.

Il prossimo 24 marzo Oracle porterà Google di fronte la Corte Suprema degli Stati Uniti

Dal canto suo, Google continua a dichiarare di non aver infranto alcuna legge, soprattutto in un contesto dove la “condivisione” del codice è alla base della creazione di un software. Chi è solito programmare si rivolge proprio a porzioni di codice “esterno” per implementare una funzione o risolvere un problema, ovviamente dando credito all’autore di quella particolare porzione di codice.

All’interno dell’istanza di ricorso da parte di Oracle, la compagnia dichiara che “nessuna azienda farà l’enorme investimento necessario per lanciare un’opera rivoluzionaria come Java SE se questa Corte dichiara che un concorrente può copiarlo proprio perché è accattivante“.

Il concetto espresso da Oracle è molto lineare e comprensibile: se aziende esterne possono accedere pubblicamente al tuo codice, “rubarlo” e sfruttarlo per costruire un OS e un ecosistema che frutta miliardi di dollari ogni anno, che senso ha investire tempo e risorse per svilupparlo in prima battuta se poi chiunque può sfruttarlo a proprio piacimento?

Non ci resta che aspettare il prossimo 24 marzo per scoprire se la difesa messa in piedi da Google riuscirà a controbattere a questo quesito piuttosto lecito.