La versione 67 di Google Chrome sarà segnata anche dall’implementazione della funzione di isolamento dei siti (Site Isolation).

Google Chrome è il browser web più conosciuto e più utilizzato al mondo, ma ciò non vuol dire che sia privo di difetti. Il browser di Google si è in genere distinto sotto il profilo della velocità, per non dimenticare l’interfaccia utente minimalista, anch’essa molto apprezzata. D’altro canto però, molti utenti hanno manifestato il proprio disappunto per l’uso particolarmente pesante che Google Chrome fa delle risorse di sistema. Gli utenti hanno infatti evidenziato come, in genere, la quantità di RAM utilizzata da Chrome sia ben maggiore di quella utilizzata dai browser concorrenti.

Google Chrome si caratterizza già da tempo per l’utilizzo di un process model sandbox per quanto riguarda la gestione delle schede. Ciascun tab viene isolato come singolo processo del sistema per ragioni di sicurezza. La finalità di questo particolare modello adottato consiste nello scongiurare il rischio che l’eventuale crash del singolo tab non determini il crash dell’intero browser. Inoltre, avendo più processi di sistema, un eventuale malware in una singola scheda viene isolato per impedirgli di rubare dati da altri tab. Fino a questo momento, il “one process for every tab” non è stato privo di particolari sfumature. Ad esempio, le pagine web correlate condividevano lo stesso processo. Se l’utente avesse utilizzato un singolo tab per navigare su più siti, allora questi ultimi avrebbero condiviso un unico processo. Se un utente avesse aperto un link da un tab, la nuova scheda avrebbe condiviso lo stesso processo in quanto pagina “correlata“. Ad ogni modo, la situazione è destinata a cambiare con l’implementazione della feature di “Site Isolation” in Chrome.

La funzione di isolamento dei siti era stata introdotta già nella versione 63 di Google Chrome, ma fino ad ora non era ancora stata resa operativa. La nuova feature determina l’introduzione di un process model più rigido, dal momento che viene reso necessario un nuovo processo per ogni sito web visitato dall’utente. Degna di nota è quindi la novità che si traduce nell’eliminazione del sistema di condivisione dei processi tra schede correlate. Questo vuol dire che con “Site Isolation” ciascun tab avrà un proprio processo di sistema e che non sarà ammessa più alcuna eccezione.

Il cambiamento deciso da Big G ha i suoi “pro”, ma anche dei “contro”. Il lato positivo può essere identificato con un ulteriore miglioramento sotto il profilo della sicurezza. L’effetto collaterale, che di certo non farà piacere a parecchi utenti, è che con la funzione di isolamento dei siti l’utilizzo di memoria RAM da parte di Google Chrome (che, come detto, da questo punto di vista è già particolarmente pesante) è destinato ad aumentare ancora di più. Secondo quanto riferisce il colosso di Mountain View, infatti, con l’attivazione della feature di “Site Isolation” l’utilizzo di memoria di Chrome può crescere del 10-20%.

In questo momento, l’isolamento dei siti ha già iniziato ad operare nella versione Beta di Google Chrome. Questo step, come al solito, si è reso necessario al fine di garantire che la nuova funzione ottenga quanta più copertura possibile prima di essere implementata di default per tutti. L’informazione secondo la quale questo cambiamento verrà definitivamente messo in atto a partire dalla versione 67 di Google Chrome proviene direttamente da un membro del Google Chrome security and desktop engineering team. Il team di Chrome, dunque, ha chiesto l’aiuto degli utenti di Chrome Beta per trovare i bug ancora presenti e segnalarli, in modo tale da poterli risolvere (quanto meno una buona parte) prima che si arrivi al roll out della Site Isolation nella versione stabile dell’app.

Potete scaricare l’ultima versione di Google Chrome direttamente dal Play Store di Google tramite il badge sottostante.

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