Google da tempo ha dichiarato guerra alle applicazioni che propongono agli utenti prestiti a condizioni non adeguate e di recente ha deciso di fare ancora più sul serio.

Stando a quanto riportato da The Wall Street Journal, infatti, il colosso di Mountain View ha vietato la pubblicazione sul Play Store di app che propongono prestiti personali “ingannevoli o dannosi”, nei quali il tasso percentuale annuo è del 36% o superiore, come molti prestiti con anticipo sullo stipendio.

Ovviamente tale nuova mossa di Google ha suscitato le proteste delle aziende che concedono finanziamenti, in quanto si trovano costrette ad offrire tariffe più basse.

Mary Jackson, CEO di Online Lenders Alliance, ha ripetutamente affermato che le pratiche delle società sono state autorizzate, sostenendo che il divieto danneggia “gli operatori legittimi” e i clienti che cercano “prestiti legali”.

La decisione del colosso di Mountain View solleva la questione se gli store debbano vietare le app i cui modelli di business sono eticamente discutibili ma comunque entro i limiti della legge.

In sostanza, Google, Apple e gli altri colossi della tecnologia possono essere liberi di decidere quali generi di attività possano avere successo e quali debbano essere destinati al fallimento?