Avvalersi dell’eterogeneità per avere una risposta molteplice e più versatile è uno dei punti focali in cui si è concentrata Google in questi ultimi tempi per garantire che i suoi prodotti funzionino bene per tutti.

Questo è quanto dichiara la casa di Mountain View tramite Annie Jean Baptiste, la responsabile del settore che si occupa dell’inclusione dei prodotti dell’azienda. In occasione di un’intervista a Digital Trends, quest’ultima ha spiegato come Google abbia creato un team composto da ben 2000 persone per aiutare a testare i prototipi di nuovi dispositivi e servizi che l’azienda è in procinto di lanciare.

Inclusion Champions“, questo è il nome di un gruppo nutrito di persone di varia estrazione culturale e soprattutto di generazioni diverse con cui lavorare. L’obiettivo? Avere a disposizione una squadra di sviluppo che possa tornare utile per mettere alla luce tutte quelle sfaccettature che a un team di lavoro standard potrebbero sfuggire.

Abbiamo parlato con utenti di altri Paesi, con utenti anziani, con persone con problemi di vista?” sono solo alcune delle domande tipo che Baptiste e i suoi si pongono prima di approvare un prodotto per il lancio.

Tutto è nato da un’e-mail di Peter Sherman, un ingegnere specializzato nella qualità dell’immagine che mentre stava lavorando sulla fotocamera del Pixel si è accorto che non tutti i torni della pelle veniva resi in maniera accurata.

Ma questo è solo un esempio di quanto la multiculturalità possa essere un vantaggio di cui beneficiare per Google, per questo, per i linguaggi, i dialetti e tante altre sottigliezze che possono rendere ancor più funzionali i suoi prodotti per persone di diversa estrazione.