Ci siamo, mancano ormai poche ore all’inizio dell’edizione 2019 del Google I/O, l’evento che il colosso di Mountain View organizza con cadenza annuale per dare al mondo, con un occhio di riguardo per la community degli sviluppatori, un primo assaggio di cosa bolle in pentola e quest’anno in particolare le novità si preannunciano decisamente interessanti anche dal punto di vista degli utenti finali.

Google ha voluto ingannare l’attesa per l’inizio di questo gigantesco ed attesissimo evento, che conterà oltre 7.000 partecipanti, con un’intervista ad Amanda Matuk, da quattro anni I/O’s internal executive producer e dunque dirigente preposta alla sua pianificazione e gestione, la quale spiega come l’intero processo di organizzazione richieda dai sei ai nove mesi di lavoro, che inizia dal mese di novembre e culmina con una tre giorni fitta di eventi nel mese di maggio.

Amanda Matuk è alla guida di un team che conta oltre 80 persone e dirige anche le “Hardware Experiences” per Made by Google, un altro ruolo decisamente impegnativo che implica la gestione di tutte le “hardware activities that take place in real life, from press moments to consumer installations where folks can get hands-on with our products.

Nel momento in cui il Google I/O inizia, la dirigente ha il compito di supportare l’intera macchina organizzativa dal momento che, com’è facile intuire, un evento di questa portata è realizzabile soltanto grazie ad un immenso e costante lavoro di squadra. L’intervista prosegue con la Matuk che racconta la sua giornata tipo durante l’evento, che implica essere costantemente in contatto con gli altri membri del team, gestire tutti i vari production teams coinvolti nel dare concreta realizzazione ad un programma fitto in corso d’opera ed ovviamente tenere sotto controllo eventuali problemi che potrebbero sorgere nel trambusto delle ore più calde. Il tutto si traduce in giornate decisamente trafelate, tanto che nel corso del Google I/O la dirigente dichiara di percorrere una media di 28.000 passi al giorno.

Un altro punto interessante dell’intervista pubblicata sul blog di Google Keyword riguarda la decisione di spostare l’evento dal Moscone Center di San Francisco allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View, maturata in un momento di grande importanza per la storia recente di Google, vale a dire la nomina a CEO di Sundar Pichai, e dettata dalla volontà di riavvicinarsi alle proprie radici nonché a quella community di sviluppatori che ha nella Silicon Valley un fondamentale punto di riferimento:

It was late 2015 when we decided to make the move, as Sundar Pichai had just stepped up as CEO of the company. We wanted to connect back to our roots with the developer community who are based in Silicon Valley.”

Una decisione in pieno stile Google e guidata dalla volontà di staccarsi dal consueto format delle conferenze stampa degli altri grandi nomi del settore tecnologico per parlare più direttamente con la platea degli sviluppatori, che erano e restano gli utenti principali di varie piattaforme dello sconfinato universo di Big G. A questo proposito la dirigente ricorda con particolare affetto la conferenza di apertura dell’edizione 2016 del Google I/O quale momento indicativo della svolta in atto in termini di modus operandi:

Something I’ll remember for years to come is the opening moment in 2016. To have Sundar, a former product manager, stand on the stage as the CEO and open what felt like a rock concert of a conference was something really special. We had our new leader, speaking to the developer world, making them feel celebrated in a very real and genuine way, and we ushered in a new style of conference.”

Il Google I/O 2019 è ormai in procinto di aprire i battenti, noi siamo volati a Mountain View per raccontarvelo più da vicino, seguiteci su Instagram a questo link.