Le politiche sulla privacy di Google sono state più volte messe sotto i riflettori sia da parte degli utenti che delle autorità. Finora, però, le azioni intraprese nei confronti del gigante californiano sono state più di trattativa e di minaccia di ripercussioni. Alla fine, però, le Autorità incaricate della protezione dei dati personali di Italia, Spagna, Regno Unito, Germania, Olanda e Francia hanno avviato un’istruttoria concertata creando anche una task force per l’occasione.

A carico di Big G ci sono accuse sul mancato rispetto delle regole europee: sarà infatti necessario “verificare il rispetto della disciplina sulla protezione dei dati personali e, in particolare, la conformità dei trattamenti effettuati dalla società di Mountain View ai principi di pertinenza, necessità e non eccedenza dei dati trattati nonché agli obblighi riguardanti l’informativa agli utenti e l’acquisizione del loro consenso”.

Ricordiamo che il cambiamento ai termini di servizio dei prodotti Google, avvenuto lo scorso anno, ha permesso alla società di Mountain View di poter incrociare liberamente i dati degli utenti traendoli da tutti i servizi. Questo fatto sarebbe contrario alle norme europee ed, in particolare, alla Direttiva Europea sulla privacy.

Antonello Soro, presidente dell’Autorità italiana, ha affermato che “Google non può raccogliere e trattare i dati personali dei cittadini europei senza tenere conto del fatto che nell’UE vigono norme precise a tutela dei diritti fondamentali“. Motivo per cui l’azione delle diverse Autorità si struttra come un’azione mirata ad “impedire che esistano zone franche in materia di diritti fondamentali”.

La risposta di Google è stata asciutta ma ferma: “la nostra normativa sulla privacy rispetta la legge europea e ci permette di creare servizi più semplici e più efficaci. Siamo stati costantemente in contatto con le diverse Autorità garanti della privacy coinvolte nel corso di questa vicenda e continueremo a esserlo in futuro”. Nessun intralcio alle indagini e piena collaborazione, almeno in teoria: secondo le Autorità, infatti non c’è stata “alcuna iniziativa concreta nel senso auspicato” da parte di Google.

Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea, ha infine affermato che questa è la prima ma non l’ultima volta che vediamo le varie autorità nazionali unirsi: “Azioni concertate come quella di oggi devono diventare la regola e non essere più l’eccezione. Questo è esattamente quanto si prefigge la riforma della protezione europea dei dati. Ho fiducia che entro quest’anno il Parlamento europeo e gli stati membri rafforzeranno sostanzialmente gli strumenti a disposizione”.

Con la privacy non c’è da scherzare, soprattutto in Europa. Google potrebbe potenzialmente avere una bella gatta da pelare. Siamo certi, però, che la situazione si risolverà per il meglio sia per Google che per gli utenti.

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