Uno dei componenti di Google Pixel 2 XL che ha suscitato maggiori perplessità è stato indubbiamente lo schermo, che in alcuni casi virava all’azzurro, non riproduceva correttamente i colori a causa di una scelta molto criticata di Google.

Con Google Pixel 3 XL sembra che il colosso di Mountain View abbia imparato la lezione, proponendo uno dei migliori schermi presenti sul mercato, almeno secondo il giudizio di DisplayMate, un’autorità in questo settore. Anche il comparto fotografico, apparentemente immutato (a eccezione della fotocamera frontale), gode di alcuni miglioramenti che sembrano dar ragione a Google nella decisione di non utilizzare una seconda fotocamera posteriore.

Andiamo però con ordine e parliamo dello schermo, partendo dagli angoli di visuale che raggiungono valori superiori a quelli di iPhone XS Max o Samsung Galaxy Note 9. Con un angolo di 30 gradi la luminosità scende appena del 28%, contro il 27 di Note 9 e il 25 di XS Max, un risultato davvero promettente. Ancora una volta sembra esserci una leggera tendenza al colore ciano, ma in maniera decisamente minore rispetto Google Pixel 2 XL.

Google Pixel 3 XL offre inoltre tre modalità colore, a partire dal Boosted Mode di default, con colori molto saturi, per passare al Natural Mode, che offre colori più realistici e all’Adaptive Mode che permette di regolare il gamut fino ad arrivare al valore massimo del pannello OLED.

Cala, per contro, la luminosità massima che si ferma a 405 nit, inferiore rispetto ai 460 di Google Pixel 2 XL e quasi la metà rispetto agli oltre 700 nit di Samsung Galaxy Note 9. va detto che la riflettività dello schermo è appena del 4,3%, la più bassa mai misurata da DisplayMate. In questo modo il contrasto risulta decisamente convincente, uno dei più alti mai misurati in laboratorio. Per scoprire tutti i dettagli e per l’analisi approfondita vi invitiamo a leggere lo shoot-out realizzato da DisplayMate, visibile a questo indirizzo.

Novità anche nel comparto fotografico, con un netto miglioramento dovuto all’adozione della doppia fotocamera frontale, che utilizza due sensori Sony IMX355 da 8 megapixel, uno dei quali con lenti grandangolari (97 gradi). Al posteriore invece troviamo un Sony IMX363, già visto, ad esempio su POCOPHONE F1, ASUS ZenFone 5Z e numerosi altri modelli. Le premesse dunque ci sono tutte per migliorare gli ottimi risultati di Google Pixel 2 XL, anche se ci sono ancora un paio di limitazioni che lo pongono indietro rispetto ad alcuni concorrenti.

La modalità slow motion consente di registrare solo fino a 240 frame al secondo, mentre i video a 4K possono essere registrati solo a 30 frame al secondo. Tecnicamente non ci sono limitazioni, visto che sia lo Snapdragon 845 sia la fotocamera Sony offrono queste possibilità. È dunque probabile che ci siano limitazioni dovute al software utilizzato da Google o che questa modalità non sia compatibile con la stabilizzazione elettronica.

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