Si sente spesso parlare di certificazioni IP per i nostri smartphone e dispositivi wearable (indossabili, come smartwatch e smartband); con l’uscita di una quantità sempre maggiore di modelli dotati di tale caratteristica l’argomento risulta certamente attuale: ma cosa significano nel dettaglio le numerazioni? Qual è ad esempio la differenza tra una certificazione IP67 e IP68? Generalmente sono queste ultime due (e poche altre) ad essere utilizzate in campo tecnologico, ma ne esistono moltissime altre che per completezza vi andiamo a spiegare. In questa sede cerchiamo di fornire tutte le risposte, sperando di risolvere i vostri dubbi sulla questione.

Cosa significa la sigla IP?

La sigla “IP” corrisponde a International Protection Rating ed è il marchio internazionale di protezione; come definito dalla norma internazionale IEC 60529, classifica i gradi di protezione forniti contro l’intrusione di corpi solidi, polvere, liquidi e contatto accidentale. Tale norma ha lo scopo di fornire informazioni più precise e dettagliate di termini eccessivamente vaghi utilizzati spesso nel marketing, come ad esempio la dicitura “impermeabile”.

Il termine IP è seguito da due cifre, il primo numero corrisponde alle particelle solide, il secondo a quelle liquide: le cifre partono dallo 0 (a volte definito anche con la lettera “X“) e arrivano al 6 o all’8 (si arriva anche al 9, ma non nel “nostro” campo); più il numero è alto, maggiore è il grado di protezione. Per scoprire nel dettaglio a cosa corrispondono tutte le numerazioni possiamo dare un’occhiata alle seguenti tabelle.

Prima cifra: solidi

Seconda cifra: liquidi

Esiste in questo caso anche una certificazione di livello 9, ma riguarda la protezione da getti di acqua ad alta pressione e ad alta temperatura (resistente inoltre all’immersione per almeno un’ora e a pressione tra 80 e 100 bar in tutte le direzioni), piuttosto inutile su un dispositivo mobile di normale utilizzo.

Tabella di riferimento completa

Per una comprensione esaustiva potrebbe essere utile anche farvi presente che in alcuni casi possono essere utilizzate una o due lettere opzionali aggiuntive (A, B, C, D e H, M, S, W); queste servono a fornire maggiore precisione e a indicare il grado di protezione contro l’accesso a parti pericolose o relative alla protezione del materiale. In riferimento alle certificazioni IP di smartphone, queste non vengono però utilizzate.

  • : protetto contro l’accesso con la mano;
  • : protetto contro l’accesso con un dito;
  • : protetto contro l’accesso con un attrezzo;
  • : protetto contro l’accesso con un filo/cavo.
  • : adatto per apparecchiature ad alta tensione;
  • : testato contro l’acqua quando sono in moto le parti mobili;
  • :  testato contro l’acqua quando non sono in moto le parti mobili;
  • : adatto all’uso in condizioni atmosferiche specificate e dotato di misure o procedimenti addizionali.

La certificazione IP su smartphone e indossabili

Avete visto che la nomenclatura ufficiale IP offre moltissimi casi diversi, volendo però rimanere all’interno dell’ambito tecnologico vediamo qualche esempio pratico per le sigle più utilizzate. Prima però chiariamo una questione importante a volte sottovalutata dagli utenti; la resistenza all’acqua si riferisce all’acqua dolce; immergere uno smartphone certificato IP68 nel mare potrebbe portare comunque a danni per il dispositivo: il sale è infatti corrosivo, quindi attenti a quello che fate.

IPX4

Spesso è una certificazione attribuita a cuffiette true wireless o smartband e smartwatch. Garantisce che il dispositivo è dotato di guarnizioni contro l’intrusione accidentale di liquidi: spruzzi, goccioline di sudore, qualche goccia di pioggia, non è quindi protetto per le immersioni, seppur brevi. La X indica che non è stata valutata la resistenza alla polvere.

IPX7 e IPX8

Anche qui rimaniamo nel campo degli indossabili. Nel caso di certificazione IPX7 avrete un prodotto che può essere immerso per 30 minuti ad una profondità di 1 metro, nel secondo caso la durata è di 1 ora e la profondità di almeno 3 metri. In entrambi i casi si tratta di dispositivi che possono essere utilizzati per la pratica del nuoto in piscina. Molto spesso, specialmente per gli orologi, viene aggiunta un’indicazione sulla profondità massima, ad esempio 5 ATM (50 metri) o 10 ATM (100 metri).

IP52 e IP53

Anche questa certificazione si trova facilmente su strumenti tecnologici, compresi gli smartphone. La definizione ufficiale è poco chiara ma all’atto pratico significa che l’utente ha una certa garanzia di qualità costruttiva elevata, il prodotto può sopportare ambienti umidi e polverosi ma senza esagerare, non può essere immerso ed è meglio non esporlo per lungo tempo sotto la pioggia.

C’è da dire che tendenzialmente tutti i telefoni di ultima generazione offrono un certo grado di protezione da polvere e liquidi, pur non essendo certificati con standard IP. Questo perché hanno scocche chiuse a livello industriale con colla e accoppiamenti precisi, molto spesso poi sono dotati di guarnizioni specifiche in corrispondenza degli altoparlanti, microfoni e porte audio o di ricarica.

È sufficiente estrarre il carrellino per le SIM per verificare la presenza di una guarnizione, se è presente è già un ottimo indizio di qualità costruttiva elevata.

IP67

Questa certificazione è largamente utilizzata per gli smartphone di fascia medio alta e per i wearable. Sulla carta i dispositivi sono protetti contro l’intrusione di polvere e di acqua fino ad una profondità tra 15 cm e 1 metro per un tempo di 30 minuti.

IP68

Sono più che altro gli smartphone premium a potersene fregiare, promette la resistenza totale ad acqua e polvere per un tempo di almeno 1 ora e una profondità di almeno 3 metri. Per i wearable spesso viene indicata anche la profondità massima raggiungibile, o meglio, la pressione massima sopportabile che equivale ad una determinata profondità (5 ATM, 5 BAR, cioè 50 metri di profondità; 10 ATM, 10 BAR, cioè 100 metri di profondità).

Attenzione alla garanzia

Un ultimo paragrafo vogliamo dedicarlo al rapporto tra certificazione IP e garanzia o assistenza. Bisogna infatti essere consapevoli che la certificazione IP è un’indicazione utile per l’utente, ma non è spendibile per far valere la garanzia nel caso di intrusioni di acqua e polvere nel dispositivo.

Nello sfortunato caso in cui il vostro smartphone, seppur certificato IP67 o IP68, si riempia d’acqua e non funzioni più, l’assistenza sarà obbligata a presupporre un utilizzo improprio da parte dell’utente, e di conseguenza vi farà pagare l’intervento. Questo non è sempre detto, in particolare per alcuni wearable specifici per le immersioni o per il nuoto, laddove ci sia anche l’indicazione della profondità massima raggiungibile.

Proprio per questo motivo, alcune case preferiscono non sottoporre i propri prodotti agli standard IP, ma si limitano a comunicare la resistenza all’acqua o un’ottima qualità costruttiva, risparmiando il costo per ottenere la certificazione e ponendosi in modo più trasparente con gli utenti.

Siamo giunti dunque alla conclusione della nostra disamina sulle certificazioni IP; speriamo di essere stati il più chiari e precisi possibile, ma non esitate ad esprimere domande e dubbi sull’argomento nel solito box dei commenti. Ritenete l’impermeabilità un fattore fondamentale in fase di acquisto di uno smartphone o non la ritenete una caratteristica così importante?