Il CEO di BlackBerry, John Chen, non le manda certo a dire, e tramite un lungo post sul blog dell’azienda critica apertamente Apple sulla gestione della privacy dei dati degli utenti, sottolineando come la privacy in BlackBerry non va a salvaguardare i criminali.

Senza fare nomi esplicitamente, Chen richiama un episodio in cui “una delle compagnie tecnologiche più potenti” avrebbe rifiutato l’accesso da parte delle autorità ai dati riguardanti un noto spacciatore per non “sporcare” la propria reputazione.

Chen afferma come questo sia sintomo di un “posto oscuro”, quando una compagnia mette la propria reputazione al di sopra di un bene maggiore. 

Apple, infatti, tramite il suo sistema di criptazione dei dati di iMessages e FaceTime, rende impossibile alla stessa compagnia di venire in possesso dei dati; forti opposizioni a questo sistema sono state esternate da organismi come l’FBI e la CIA (successivamente ai noti fatti di Parigi).

Dopo queste esternazioni di Chen viene quindi naturale domandarsi come funziona invece la privacy in BlackBerry, azienda che ha da poco lanciato il suo Priv (nome non scelto a caso): che siano pronti a dare i vostri dati a chi li richiede per un “bene maggiore”?

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