Nomofobia è il termine medico col quale si definisce la dipendenza da smartphone. Questa parola mette insieme infatti no-mobile-fobia ossia paura di rimanere senza cellulare e va a abbracciare una percentuale sempre più consistente di popolazione. Cerchiamo di fare un po’ più di chiarezza attorno a un fenomeno per nulla trascurabile e, soprattutto, da non sottovalutare affatto.
Che cos’è la nomofobia
E partiamo proprio dalla domanda più classica: che cos’è la nomofobia. Ebbene, dopo aver spiegato il significato etimologico non resta che scendere più nel dettaglio addentrandosi in quello più intrinseco. Sono due i particolari fondamentali di questo disturbo: il primo è lo smartphone, che da strumento companion che assiste e facilita la vita diventa vita stessa, primo pensiero la mattina e ultimo la sera. Tutta la giornata vi gira intorno e, come un buco nero, fagocita tempo libero e lavorativo, momenti privati e sociali.
Il secondo elemento fondamentale è la connessione alla rete, perché se è importantissimo per chi è nomofobico avere sempre gli occhi sullo smartphone, questo deve essere necessariamente connesso alla rete: via traffico dati o wi-fi poco importa. Basta un viaggio aereo o peggio ancora una galleria piuttosto lunga per andare nel panico. Perché il dito effettua costantemente lo swipe per aggiornare i social network, la mail deve essere sempre aggiornata così come le app di messaggistica.
Le conseguenze della nomofobia
Questa patologia può avere conseguenze molto gravi e per questo è sconsigliabile prenderla sotto gamba. Se i sintomi più lievi vedono una perdita di attenzione, memoria e autocontrollo, soprattutto nei più giovani provoca disturbi e possibile compromissione dello sviluppo delle capacità cognitive e relazionali.
Ma si può scendere ancora più nell’abisso con un’efficienza disintegrata con lo studio e sul lavoro, fino a pericoli ingenti mentre si guida con qualcosa come 4 incidenti gravi su 5 provocati proprio dall’uso dello smartphone (dati: Istat) mentre si è al volante o mentre si attraversa la strada.
Si può avere dunque attacchi di panico, ansia, depressione. A livello fisico si notano alterazioni della corteccia prefrontale che si occupa di processi cognitivi e autocontrollo e la connessione con questa parte allo striato che fa parte del sistema cerebrale profondo codificando comportamenti impulsivi e risposte motorie.
Come si capisce se si ha la nomofobia, il test diagnostico
Per ora in Italia c’è solo un test valido e affidabile ovvero l’NMP-Q che è stato sviluppato nel 2015 dalla coppia Yoldrim-Correia e che si sviluppa con un questionario aperto anche un accesso privato e anonimo per capire da sé, con un’autodiagnosi, se si è affetti o meno dalla patologia.
Come funziona? Sono presentate venti affermazioni alle quali dare il proprio consenso o disaccordo su una scala che va da 1 (totalmente non d’accordo) a 7 (completamente d’accordo). Sommando i punteggi si avrà un responso, vedi in basso.
Le domande:
- Mi sento a disagio se non posso accedere sempre alle informazioni con lo smartphone.
- Sono infastidito se non riesco a cercare informazioni sullo smartphone quando voglio.
- Se non posso ricevere le notizie come eventi, meteo, ecc… sul mio smartphone mi sento nervoso/a.
- Sono seccato se non posso usare il mio smartphone e/o le sue app quando voglio.
- L’idea di rimanere senza batteria sullo smartphone mi spaventa.
- Mi viene il panico se ho poco credito o se ho esaurito il mio limite di giga mensile-
- Se non ho segnale o non posso connettermi al Wi-Fi, controllo sempre se posso trovarne uno o se il segnale riappare.
- Se non posso usare lo smartphone, ho paura di rimanere bloccato da qualche parte
- Ho un grande desiderio di controllare lo smartphone se non l’ho usato per un po’ di tempo.
- Se sono senza smartphone mi sento in ansia perché non posso comunicare con amici o famiglia quando voglio.
- Se sono senza smartphone mi preoccupo che famiglia e amici non possano raggiungermi.
- Se sono senza smartphone mi sento nervoso perché non posso ricevere messaggi o chiamate.
- Se sono senza smartphone ho ansia perché non posso contattare famiglia e amici.
- Se sono senza smartphone sono nervoso perché non so se qualcuno mi ha cercato.
- Se sono senza smartphone sono in ansia perché la connessione costante con famiglia e amici è come interrotta.
- Se sono senza smartphone mi sento disconnesso con la mia identità online e mi sento nervoso.
- Se sono senza smartphone sono a disagio perché non posso aggiornarmi su è successo sui social network e siti.
- Se sono senza smartphone sono a disagio perché non ricevo notifiche e aggiornamenti.
- Se sono senza smartphone mi sento in ansia perché non posso controllare le email.
- Se sono senza smartphone mi sento strano perché non so cosa fare.
Una volta terminate le domande e contati i punteggi, ecco i profili:
- Meno di 20: nessun problema di sorta;
- Tra 21 e 59: leggero caso di nomofobia, ma senza grosse conseguenze;
- Tra 60 e 99: livello moderato di nomofobia, la condizione più comune, bisogna prestare attenzione;
- Tra 100 e 200: livello severo di nomofobia con tutte le conseguenze più drammatiche che vi abbiamo precedentemente elencato
Insomma, ecco tutti gli strumenti e le informazioni. Una patologia che, è chiaro, non si deve sottovalutare. In arrivo potrebbe anche esserci una legge ad hoc.