Dual-core, Quad-core, Esa-core, e così via. Tutti bei termini, ma nulla di più nell’attuale campo del mobile. Si, perchè non è all’apparenza che bisogna soffermarsi, ma si deve scavare a fondo per carpire il significato dell’appellativo “top di gamma” o “fascia alta”. Questo perchè le aziende produttrici di dispositivi mobili ci hanno abituati fin troppo bene, cercando di inculcarci nella mente che, se un dispositivo non ha un processore stratosferico accompagnato da un hardware da urlo, allora non può considerarsi un dispositivo top di gamma.

Naturalmente, è tutta questione di marketing, in quanto è sotto gli occhi di tutti che molti processori dual-core sono in grado di offrire prestazioni pari o addirittura superiori a processori quad-core. Ricordiamoci che l’avere un dispositivo con processore quad-core (o multi-core) invece che dual-core ha attualmente soli due vantaggi:

  • il primo è la maggior fluidità del terminale quando si eseguono contemporaneamente più operazioni pesanti;
  • il secondo è legato al minor consumo di alcuni tipi di processori (vedi Tegra 3) che sono dotati di un quinto chip meno potente degli altri, il quale viene utilizzato per eseguire operazioni meno intense andando quindi a preservare l’autonomia.

Dunque, capirete che non è assolutamente vero che un processore quad-core è sempre più performante di un processore dual-core. Il tutto dipende da molti fattori che entrano in gioco e che non possono non essere presi in considerazione. Per l’esposizione, andremo a considerare solo i due più importanti.

Qualità e processi produttivi dei componenti hardware

Partiamo con il processore. Una CPU viene definita prestante o meno a seconda delle sue caratteristiche interne, che possono essere: processo produttivo, quantitativo di memoria cache, frequenza operativa, range di frequenza operativa, architettura e tanti altri, ma proprio non necessariamente dal numero di core (che in alcuni casi aiuta).

  • Processo produttivo: è la tecnologia costruttiva con cui vengono realizzati i processori e si misura in “nm” (nano-metri: 1 miliardesimo di metro, 1 milionesimo di millimetro, 1 millesimo di millesimo di millimetro). Più piccolo è questo valore, più saranno ridotte le dimensioni fisiche del processore e più la CPU risulterà efficiente energeticamente e termicamente. Questo significa che una CPU con un basso valore di “nm” (ad esempio i Qualcomm Snapdragon S4 ed S4 Pro, che sono realizzati a 28 nm) riesce a consumare di meno a parità di frequenza, a scaldare di meno e ad offrire prestazioni maggiori. Contrariamente, un processore con un alto valore di “nm” risulta globalmente meno performante ed efficiente.
    ESEMPIO: un processore da 1 GHz dual-core realizzato a 28 nm risulta energeticamente più efficiente di un processore quad-core da 1 GHz realizzato a 32 nm in termini di consumi e di calore prodotto.
  • Quantitativo di memoria Cache: è la memoria interna al processore che viene impiegata per le operazioni più frequenti. È di svariate volte più veloce rispetto alla memoria RAM e di qualche centinaio di volte più veloce della memoria interna dei dispositivi. La memoria cache serve a conservare le operazioni ed i dati più frequenti, così da ridurre al minimo i caricamenti dalla RAM, molto lenta, alla memoria interna del processore. Questo significa che una memoria cache ampia consente di conservare un maggior quantitativo di dati e di istruzioni, dando un vantaggio prestazionale al processore.
    ESEMPIO: un processore dual-core che possiede 4 MB di memoria cache risulta più performante di un processore quad-core che possiede 2 MB di memoria cache, a parità di frequenza.
  • Frequenza operativa: è la frequenza dei cicli di clock con cui il processore effettua le operazioni: astraendo e generalizzando, possiamo dire che ad ogni ciclo di clock viene eseguita un’istruzione. Viene da sè che una frequenza maggiore porta ad un incremento delle prestazioni. A parità di architettura, quindi, un processore da 1.5GHz è più prestante di uno da 1GHz.
  • Range di Frequenza operativa: è quell’intervallo di valori della frequenza operativa (Max e min) entro i quali il processore riesce ad operare. Un processore che presenta un ampio range di frequenza risulta molto efficiente.
    ESEMPIO: un processore dual-core con un range di frequenza 100 MHz – 1 GHz è più energeticamente efficiente di un processore quad-core con un range di frequenza 300 MHz – 1 GHz, in quanto la frequenza minima di utilizzo risulta minore nel primo che, quindi, contribuisce a consumare di meno la batteria del terminale quando quest’ultimo è in stand-by.
  • Architettura: è il “disegno” interno del processore, ovvero in che modo sono realizzati tutti i collegamenti tra i microscopici componenti interni al processore. Una buona architettura può ridurre anche le dimensioni fisiche del processore che ne guadagnerà in efficienza. Gli attuali dispositivi di fascia alta utilizzano processori con architettura ARM Cortex-A9 ma a breve dovrebbe debuttare l’architettura ARM Cortex-A15, molto più efficiente della A9.

Proseguiamo con la memoria RAM. Lo stesso discorso che è stato fatto per la CPU, può essere ripreso con la memoria RAM. Infatti, anche per la memoria RAM entrano in gioco vari fattori, come il quantitativo di memoria, la frequenza operativa, la banda passante, la tipologia (DDR, DDR2, DDR3) single, dual o triple channel, il processo produttivo e tanti altri. Come vediamo, ci sono tantissimi elementi che entrano in gioco che vanno a definire se, in quel particolare settore, un dispositivo risulta più performante di un altro.

Terminiamo ora con la memoria interna, per non essere fin troppo lunghi. Ci basta sapere che la quantità di memoria è irrilevante ai fini delle prestazioni, per cui: più veloce è la memoria interna, più velocemente il processore riesce a trasferire i dati necessari e ad elaborarli. Tipicamente la memoria interna costituisce il collo di bottiglia, poichè è la memoria più lenta in assoluto. Una memoria interna veloce fa sì che tutto il telefono sia veloce e che sia più fluido; questo è particolarmente vero per i tempi di caricamento al boot e delle applicazioni.

Ottimizzazione software

L’ottimizzazione software è un aspetto che non va assolutamente trascurato, in quanto è importante esattamente quanto le specifiche hardware – se non di più. Un’ottimizzazione software estrema vuol dire efficienza generale del sistema operativo, che può quindi vantare prestazioni elevatissime anche se l’hardware su cui gira non è eccellente. In particolare, se l’ottimizzazione software avviene anche a basso livello – cioè non si ottimizza solo il software ma anche il modo con cui il software interagisce con l’hardware – allora inevitabilmente le prestazioni tenderanno ulteriormente a crescere. La frase “la potenza è nulla senza il controllo” è più che mai vera. Non serve avere un dispositivo con il top dell’hardware se il software gestisce i componenti in maniera pessima compromettendone le prestazioni. Per questo motivo, l’ottimizzazione software può ritenersi ancor più importante delle qualità hardware dei dispositivi. Ed è ancora per questo che non è sempre vero che un dispositivo con processore dual-core dotato di caratteristiche che apparentemente si credono non eccellenti, non sia ben più veloce di un dispositivo che ci fanno credere sia migliore.

A tal proposito, mi verrebbe da considerare una perfetta analogia con la Formula 1. Le prestazioni di una vettura da Formula 1 non dipendono esclusivamente dalla potenza del motore, ma soprattutto da una serie di componenti che devono lavorare insieme armoniosamente al fine di garantire ottime prestazioni. In particolare, oltre al motore, in una monoposto da Formula 1 entrano in gioco i seguenti aspetti: assetto, bilanciamento della vettura, mappatura del motore, regolazione degli alettoni, molle, peso a pieno carburante, zavorra, aerodinamica, scarichi, kers e tante altre cose. Se tutte queste messe assieme formano un buon “pacchetto”, allora la vettura sarà performante, quindi competitiva. Al contrario, non lo sarà.

Lo stesso discorso vale anche per i dispositivi mobili: se tutte le componenti (hardware e software) lavorano perfettamente in sintonia, allora le prestazioni non possono che essere elevate. In particolare, se ad un hardware molto prestante si accosta un’ottimizzazione software estrema, allora possiamo parlare di dispositivi di fascia alta, o top di gamma che dir si voglia.

Inoltre, un dispositivo di fascia alta si contraddistingue per una serie di funzioni aggiuntive che l’azienda implementa nel suo software ed anche dagli aggiornamenti software che la stessa azienda è in grado di fornire nel tempo. Un vero top di gamma deve necessariamente ricevere aggiornamenti nel più breve tempo possibile, altrimenti rischia di perdere quel valore aggiunto che gli viene inizialmente attribuito. Ed ancora, il top di gamma è quel dispositivo che riesce a battere, o a giocarsela alla pari, con quei dispositivi che al momento offrono le massime prestazioni.