Come molti di voi sapranno, Microsoft sta attuando una campagna legale molto aggressiva nei confronti dei produttori di dispositivi Android, al fine di incassare denaro per i brevetti presuntemente infranti dal sistema operativo di Google. In tanti hanno già capitolato alle richieste di Microsoft, ma non il distributore editoriale americano Barnes & Noble (B&N), che lo scorso 8 novembre ha pubblicato un documento di 29 pagine illustrante le tattiche anticompetitive del colosso informatico di Redmond.

Le accuse di Barnes & Noble si basano sul fatto che Microsoft starebbe chiedendo di pagare ingenti somme per brevetti di caratteristiche “antiquate e non essenziali”, pari ed eccedenti il corrispettivo che Microsoft chiederebbe per avere in licenza l’intero sistema operativo Windows Phone 7. Un esborso del tutto sproporzionato.

A questo si aggiunge il fatto che è pratica di Microsoft quella di tenere come informazioni strettamente confidenziali i dettagli dei brevetti che presume siano stati violati: questo sostanzialmente significa che a Microsoft non interessa salvaguardare le sue proprietà intellettuali, ma solo far cassa delle presunte violazioni dei produttori, senza che queste possano venire a sapere preventivamente il terreno di scontro giudiziario e dunque rimuovere o modificare degli elementi d’accusa che non sono affatto importanti per il sistema operativo Android.

Secondo il legale di B&N, l’intenzione non dichiarata di Microsoft sarebbe quella di “usare i brevetti per spingere il software open source fuori dal mercato“. Una situazione che non ci giunge nuova, date le passate contese di Microsoft verso il mondo Linux (in particolare Red Hat, ma anche sotto forma di finanziamenti occulti a SCO).

Vediamo in dettagli l’entità delle accuse di Microsoft. Siate avvisati: dovrete affrontare diversi facepalm

  • Il brevetto ‘372 riguarda la possibilità di interagire con una pagina web prima che questa abbia scaricato l’immagine di sfondo che la accompagna, ed è datato 18/4/1996. B&N ha trovato che il browser Netscape Navigator 2.0b3, di 5 mesi precedente, offriva già questa possibilità ed inoltre Microsoft manca di descrivere in maniera puntuale la propria tecnologia, rendendo il brevetto invalido.
  • Il brevetto ‘522 è relativo alla funzionalità del sistema operativo di fornire il sistema di tab per gestire più pagine di contenuto all’interno di una stessa finestra, fornendo un aspetto omogeneto tra le applicazioni del sistema, e risale al 13/21/1994. Oltre all’ovvia banalità della caratteristica in questione, già nel 1992 la “Guida alla programmazione di IBM OS/2 2.0” descrive le stesse tecniche.
  • Il brevetto ‘551, presentato il 10/11/200, si riferisce alla selezione dinamica del testo in un documento, visualizzando delle “maniglie” per la modifica della selezione. Oltre ad esistere già diversi brevetti relativi a tale tecnologia, Microsoft mancherebbe di fornire dettagli codice relativa alla propria realizzazione.
  • Il brevetto ‘233 consiste in un sistema di marcare e salvare delle annotazioni in un documento, senza modificare il documento stesso, e risale al 7/12/1999. Ma già oltre due anni prima la Adobe aveva pubblicato una guida che descriveva tale pratica.
  • Forse il più clamoroso è il brevetto ‘780, che descrive la visualizzazione di una barra di caricamento di una pagina web nel browser, ma mostrata nell’area di visualizzazione della pagina e non in una zona a parte tipo la barra di stato. Oltre ad esistere diversi casi di prior art, B&N asserisce che si tratta di una tecnologia banale e scontata quando l’intento è quello di occupare il più possibile l’area dello schermo per dare più spazio al contenuto.

Oltre a questi cinque brevetti, Microsoft ne aveva tirati fuori altrettanti prima di intentare causa a Barnes & Noble. I brevetti ‘517 e ‘352 riguardano tecniche di compatibilità delle convenzioni dei nomi di file con i sistemi operativi più vecchi, cosa che non interessa se non in minima o nulla parte Android; i brevetti ‘536 e ‘853 riguardano l’emulazione dell’input del mouse da parte di periferiche differenti, come un pennino, ma anche in questo caso esistono casi di brevetti anteriori a quello di Microsoft; il brevetto ‘953, infine, riguarda la “registrazione di fattori di accesso di input/output in una struttura di dati condivisa”, ed oltre ad essere oscuro nella descrizione, il brevetto è oscuro anche nei dettagli e Microsoft non ne ha fornito riguardo le presunte violazioni nei dispositivi Nook e Nook Color.

Adesso sapete di cosa si tratta e cosa c’è dietro alle accuse di Microsoft. Non sappiamo se gli altri produttori di dispositivi Android, come Samsung, Acer e diversi altri (si parla di una trattativa con Huawei) abbiano ricevuto le stesse accuse, dato che Microsoft le ha sempre volute impegnare in “accordi di non divulgazione” (NDA) molto restrittive a riguardo, ma ora che sappiamo il livello delle accuse di Microsoft risulta evidente che tutte queste compagnie si siano semplicemente limitate a pagare una tassa a Microsoft per evitare lunghe e costose dispute legali.

Barnes & Noble, invece, pur essendo una grossa compagnia editoriale, è comunque un piccolo competitor nel mercato dei dispositivi portatili, e non solo si è rifiutata di firmare NDA restrittivi e tantomeno di pagare tasse non dovute, ma si è anche fatta carico di denunciare pubblicamente le tattiche anticompetitive di Microsoft contro Android. Direi che non si può fare altro che ringraziarla per aver finalmente fatto un po’ di luce su queste oscure mosse di mercato.

[via Groklaw]