Arriva in giornata una notizia molto interessante a proposito della prossima versione di Android: in Android P le API non ufficiali verranno bloccate, tuttavia gli sviluppatori avranno la possibilità di richiedere nuove API di cui abbiano eventualmente bisogno.

Si tratta di un cambiamento tutt’altro che trascurabile e le indiscrezioni che circolavano ormai da qualche settimana hanno ora trovato conferma ufficiale: Google imporrà dei limiti all’accesso ad API non pubbliche a partire dalla prossima versione del robottino. Ciò vuol dire che in Android P, e poi nelle release che arriveranno in futuro, le API che non siano supportate ufficialmente da Android SDK (in genere) non verranno messe a disposizione degli sviluppatori per poter essere utilizzate nelle proprie applicazioni.

Ciascuna nuova release di Android è accompagnata da una serie di API, le quali consentono agli sviluppatori di sfruttare le funzionalità introdotte, con tanto di documentazione volta ad illustrare le classi e i metodi disponibili per ognuna di esse. Tuttavia non tutte le API rilasciate da Big G sono dotate di documentazione e, di conseguenza, alcune di esse non vengono poi incluse nell’Android SDK ufficiale. Ciò nonostate diversi sviluppatori utilizzano queste API non documentate al fine di riuscire a risolvere determinati problemi che risulterebbero altrimenti insormontabili, offrendo funzionalità che non sarebbero possibili utilizzando solamente le API offerte nel SDK.

Far uso di API non ufficiali in un’app rappresenta comunque un rischio, dal momento che potrebbero in alcune circostanze causare problemi inaspettati ed essere responsabili di bug ed errori allorché una nuova release vada a modificare in modo non intenzionale il modo in cui le API stesse lavorano. Per questo motivo Google suggerisce in via generale di attenersi alle API ufficiali in Android SDK, soprattutto in quanto è altamente improbabile che causino problemi senza preavviso con il rilascio di una nuova versione di Android.

Chiaramente gli sviluppatori di solito non virano su API non documentate senza motivo: qualche volta ad esempio può risultare più semplice operare con API non-SDK piuttosto che tramite l’SDK, in altri casi invece semplicemente quest’ultimo non offre alternative. Ecco perché Google intende realizzare questa transizione in modo lento e con la dovuta cautela. Innanzitutto, soltanto le API non-SDK con uno scarso o nessun utilizzo verranno bloccate, al fine di minimizzare l’impatto concreto del cambiamento sugli sviluppatori. Nella maggior parte dei casi, qualora uno sviluppatore provasse ad accedere ad una delle suddette API, si troverebbe semplicemente di fronte ad un messaggio di errore del tipo NoSuchFieldException oppure NoSuchMethodException.

Con riferimento alle situazioni in cui l’uso di API SDK è possibile ma probabilmente piuttosto impegnativo da un punto di vista tecnico, sarà ancora consentito far uso di API non opportunamente documentata, ma soltanto fino a quando un’app non verrà aggiornata per adeguarsi al livello di API più recente.

In un secondo momento Google ha intenzione di estendere questo genere di restrizioni nelle future versioni della piattaforma. Anche in questo caso, comunque, il cambiamento dovrà avvenire in maniera lenta e graduale, così da concedere agli sviluppatori il tempo necessario per passare alle API ufficiali.

Il colosso di Mountain View ha preso posizione anche con riferimento alle situazioni in cui semplicemente non ci sono alternative adeguate ad API non-SDK. Google infatti ha previsto un modo tramite il quale gli sviluppatori potranno richiedere nuove API servendosi di un bug tracker quando ritengano che le API disponibili pubblicamente non siano sufficienti.

Il cambiamento in atto e che troverà realizzazione in Android P è quindi di portata considerevole e se tutto dovesse procedere per il meglio, potrebbe potenzialmente contribuire a rendere le applicazioni più affidabili e stabili nel lungo periodo.

Vai a: Android P: stampa WiFi Direct e nessun accesso alle API non documentate tra le novità