Un anno fa, sul palco di I/O 2017, Google presentava Android Auto Wireless, naturale evoluzione, invocata a gran voce dagli utenti, del sistema nato per dare un taglio alle distrazioni causate dagli smartphone alla guida.

La storia di Android Auto Wireless vista un anno dopo racconta di un’incompiuta parziale, perché sono davvero pochi i mezzi a supportare il collegamento degli Android senza fili. Il motivo è da ricercare nella necessità che l’auto sia dotata di un proprio Wi-Fi, in modo che il “dialogo” tra smartphone e vettura sopporti elevati flussi di dati ad elevate velocità, in modo da restituire un’esperienza di utilizzo fluida il più possibile.

Il Bluetooth ha troppa poca banda per Android Auto Wireless, ed il suo ruolo, pur fondamentale, resta confinato alle chiamate vocali. Google, comunque, continua a credere fortemente nel suo gioiellino software, e dal palco di I/O 2018 ha rilanciato mostrando i frutti della collaborazione partita con Volvo che in futuro potrà estendersi ad altri produttori, qualora lo volessero.

Una Volvo XC40, che potremo vedere in commercio così equipaggiata non prima del 2020, ha dimostrato quel che può offrire Android P integrato in plancia. Sulle fondamenta del prossimo OS a marchio Google è stata realizzata una versione “speciale” del sistema di infotainment Sensus presente oggi sulle vetture del marchio.

Il tasto sul volante per richiamare Google Assistant, riferisce chi l’ha provato, è un elemento molto importante a completare la governabilità del sistema Android-embedded. L’assistente digitale fa gran parte del “lavoro sporco”, fornendo margine d’azione nelle situazioni in cui i limiti attuali del sistema non consentono interazioni tramite il touch (giusto così: sarebbe una fonte di distrazioni importante per la guida).

Per queste ragioni non viene difficile credere, come riferiscono alcuni rumor, che in Google stiano lavorando per affiancare agli schermi un hardware simil-touchpad, in modo da alleggerire i carichi di lavoro a Google Assistant e, fattore non secondario, rendere la UI più semplice e meno rischiosa da utilizzare. Anche sul Play Store c’è da lavorare: non immaginate sia uno stretto parente di quello che conosciamo tutti. Oggi include un migliaio di app che, come detto, non offrono molte possibilità di interazione.

Sembra andar bene la “schermata home”, con Google Maps a svettare in alto e una serie di funzioni rapide riassuntive a cascata. Convince l’intenzione di Google di dividere in due gli schermi sempre più ampi degli infotainment, in modo da consentire la visualizzazione di due app diverse come Maps (che nel caso di Volvo rimpiazzerà la navigazione di Sensus) e lo streaming musicale. Ci sarà da capire però come gestire l’enorme vastità in dimensioni dei display integrati in plancia dai costruttori. È un onore di cui Google deve sobbarcarsi.

Ci sarà in ogni caso il multitasking, con la possibilità di continuare la navigazione tramite voce e indicazioni a display mentre magari ci si occupa di regolare la climatizzazione. Inoltre, come riportato nell’articolo di qualche giorno fa che vi invitiamo a rileggere per integrare le informazioni, Volvo e Google hanno prodotto una nuova esperienza di ricerca che mostra i risultati divisi in gruppi (come playlist e album per un’app musicale).

Android Auto è comunque fonte di soddisfazione per Google, che ha comunicato con soddisfazione come le app abbiano registrato un incremento del 200% sul 2017, e nell’ultimo anno il numero di utenti abbia subito un’impennata del 300%. Dati che fanno ben sperare per gli sviluppi futuri della piattaforma.

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