La storia non è nuova: i dispositivi con sistema operativo Android soffrono della cosiddetta frammentazione e questo non si ripercuote solo sui major update (Nougat, Oreo, Pie per citarne alcuni) ma anche sugli importantissimi aggiornamenti di sicurezza.

Ogni mese infatti, Google rilascia un nuovo aggiornamento del robottino verde con l’obiettivo di colmare i problemi di sicurezza sorti nelle settimane precedenti e contestualmente alzare il livello di protezione sui dati personali degli utenti. Non sempre però i produttori riescono (o vogliono?) a stare dietro a queste nuove versioni lasciando di fatto numerosi utenti in balia di possibili attacchi da parte di malintenzionati o malware.

Stando però a un documento riservato giunto nelle mani della redazione di The Verge, Google sembra voler cambiare marcia. La ricetta è semplice: obbligare i produttori ad aggiornare per 2 anni, almeno 4 volte l’anno, tutti i prodotti che abbiano riscosso un minimo di successo, pena la possibilità che futuri prodotti non vengano approvati da BigG per l’immissione sul mercato.

Nel dettaglio i produttori saranno costretti ad aggiornare i loro prodotti entro 90 giorni dalla scoperta, e relativa correzione da parte di Google, delle nuove vulnerabilità. Questo vale per qualsiasi tipologia di prodotto e soprattutto nell’UE, anche se le regole potrebbero valere allo stesso modo in qualsiasi parte del mondo. Secondo un portavoce di Google il tempo di 90 giorni è semplicemente un requisito minimo di sicurezza ma l’obiettivo è che tali patch di sicurezza possano essere rilasciate sempre nel più breve tempo possibile, come avviene usualmente col programma Android One.

I nuovi termini coprono qualsiasi dispositivo lanciato dopo il 31 gennaio 2018 e che ha venduto (realmente) almeno 100.000 unità, mentre saranno vincolanti per tutti i dispositivi che arriveranno sul mercato a partire dal 31 gennaio 2019. Se dunque avete acquistato uno smartphone presentato quest’anno, potete stare relativamente più tranquilli.