La possibilità che Android ritorni a essere un progetto staccato da Google, un’entità ben divisa e a sé stante, è molto meno utopica di quanto si potrebbe immaginare e il perché è presto detto. La società di stanza a Mountain View è una piovra con tentacoli ormai agganciati saldamente in tutte le direzioni possibili, spesso intrecciati tra loro e la situazione potrebbe diventare presto sempre più ingestibile. Il mercato statunitense ne è la prova più concreta.

Oltreoceano, ogni 100 smartphone venduti se ne contano 52 con a bordo Android e i rimanenti 48 con iOS ossia iPhone. La società dietro tutto ciò che è di Google, ovvero Alphabet, è impegnata in battaglie legali in numerosi tribunali sparsi nel mondo soprattutto per accuse di abuso di posizione dominante e concorrenza sleale. Tanti gli esempi, su tutti la corsia preferenziale data alle proprie applicazioni e servizi sul Play Store, ma anche tutto ciò che viene precaricato e impostato di default, che di fatto, massacra la concorrenza visto che molti utenti utilizzano ciò che trovano alla prima accensione del dispositivo e lì stanno.

Ma su tutto si trova il lato pecuniario, quello che ha permesso a Google di accumulare palate di dollari ossia la pubblicità che si interseca perfettamente con tutti gli ambiti in cui Alphabet opera e che genera miliardi su miliardi ogni anno. Sta tutta qui la grande differenza con Apple: l’azienda di Cupertino vende la metà degli smartphone americani, ha un sistema operativo chiuso (a differenza di Android non è rilasciato “gratuitamente” seppur con molte richieste e limitazioni), ma non ha una propria piattaforma proprietaria di pubblicità. Insomma, la mela morsicata guadagna con tutto il resto e si pone in una fettuccia un po’ più sicura dei colleghi.

La recente vicenda con protagonista Huawei ha però messo in risalto che qualcosa potrebbe cambiare. Anzi, sta già cambiando. Fra pochissimo sarà presentato Huawei Mate 30 e non è ancora chiaro al 100% come si presenterà, con quale versione di Android e con che limitazioni e app precaricate. Il problema è il bando al commercio con le aziende statunitensi rivolto al colosso cinese da parte dell’amministrazione Trump. Un’arma a doppio taglio.

La posizione di Huawei è ben nota: si continua a puntare su Android, come si è fatto finora, peraltro contribuendo a migliorarlo. Il piano B c’è ed è quello di una soluzione proprietaria. Dichiarazioni ribadite a IFA 2019 e che vedono Huawei in una posizione certo difensiva, ma piuttosto salda, anche nonostante molti consumatori si siano preoccupati dalla vicenda. Nel caso estremo in cui le strade di Huawei e Android dovessero separarsi, non sarà una sorpresa se la difficoltà si trasformerà in opportunità.

Google e Android si separeranno? Molti analisti vedono questa come unica soluzione non tanto risolvere molti problemi e evitare numerose grane che persisteranno, quanto per dare un segnale forte al segmento, con un frazionamento che per certi versi potrebbe risultare benefico un po’ per tutti.