La funzione DSU alias Dynamic System Updates è stata recentemente modificata da Google per permettere più libertà d’azione a chi preferirebbe testare un nuovo rilascio del sistema operativo Android senza installarlo in modo permanente. Una capacità che farebbe molto comodo soprattutto visto che spesso si parla di versioni beta instabili che potrebbero anche danneggiare il dispositivo con app “rotte”, giusto per fare un esempio.

In un futuro prossimo, i produttori OEM potrebbero garantire il download over the air (OTA) di un aggiornamento del sistema operativo senza andare a toccare la versione stabile già presente sul dispositivo, con una vera e propria prova con la massima cautela. Solo in un secondo momento si potrà decidere lo switch definitivo.

Come funziona questa possibilità? DSU va a creare una partizione temporanea del sistema al momento del boot, in un modo del tutto paragonabile a quello sfruttato dalle penne USB con dentro Linux. Il sistema lavora assieme alle versioni cosiddette barebone di Android alias Generic System Images o GSI pensate originariamente per sviluppatori. Tutte le applicazioni e i file installati sulla GSI non andranno a inficiare la versione stabile sul dispositivo.

Scendendo più nello specifico, si permette alle OEM di installare pacchetti via OTA e usare il processo DSU per montare un’immagine dell’update senza sovrascrivere l’attuale versione. Ci sarà insomma una temporanea “attivazione” che non compie il passo successivo e finale lasciando piena libertà all’utente.

Con la futura versione Android 11, le OEM potrebbero andare a pubblicare versioni beta del dispositivo sfruttando proprio questa funzione permettendo un facile e immediato (soprattutto, indolore) passo indietro nel caso in cui qualcosa andasse storto. Come raccontato su XDA, il sistema DSU è stato reso possibile dal progetto Treble presentato due anni fa al Google I/O 2017 per evitare la frammentazione e velocizzare gli aggiornamenti dell’OS.