Nel complicato, assurdo e sbagliato sistema brevettuale statunitense è possibile brevettare praticamente qualunque cosa, dai sistemi di controllo remoto della mente sino all’aspetto rettangolare di un dispositivo elettronico – a patto che non esistano delle forme di “prior art” che possano rendere di fatto nullo il brevetto.

Con prior art si intendono tutte quelle opere realizzate precedentemente alla registrazione e validazione di un brevetto da parte dell’USPTO (United States Patent and Trademark Office) da una parte terza rispetto al soggetto richiedente la brevettazione, di cui una traduzione in italiano che renda l’idea è “opera precedente”. Nel momento in cui un brevetto viene registrato e validato dall’USPTO, il detentore dello stesso può utilizzarlo per far valere i propri sforzi nello sviluppo dell’idea e nella registrazione dello stesso (onerosa e lunga): è dunque possibile per il detentore di un brevetto avviare un contenzioso legale contro una parte terza che infranga il brevetto stesso e leda dunque in qualche modo i diritti del legittimo possessore, chiedendo di ricevere un risarcimento. Spesso i procedimenti di questo genere, soprattutto se fra grandi dell’industria elettronica di consumo, finiscono con un accordo tra le parti in causa, sia che sia monetario che di scambio di licenze. Tuttavia è anche possibile tramite l’ITC (International Trade Commission), commissione che si occupa di regolare la commercializzazione di beni all’interno degli Stati Uniti, chiedere che certi beni siano ritirati dal commercio una volta che il processo giudiziario abbia accertato l’infrazione di brevetti. Durante il contenzioso legale, una delle parti in causa (logicamente la parte accusata di infrazione) può produrre prove di opere precedenti alla registrazione del brevetto – prior art, per l’appunto – che possono far sì che il brevetto venga annullato e il contenzioso si risolva con un nulla di fatto. Viene da sé che, essendo il sistema brevettuale in grado di permettere brevetti molto generici e con una copertura estremamente vasta di prodotti, anche le prior art sono di difficile identificazione e di difficile comprovabilità: è infatti difficile identificare e provare che un dato oggetto (o concetto, o metodo, ecc) possa rappresentare una valida prova dell’esistenza precedentemente alla brevettazione di un bene che corrispondesse esattamente al contenuto del brevetto.


Sfruttando il meccanismo delle prior art, Samsung sta cercando di ottenere l’invalidazione del brevetto ottenuto da Apple sul design dell’iPad: Samsung infatti non starebbe copiando il design del tablet della Mela, ma starebbe semplicemente producendo un computer con uno schermo ed una cornice intorno ad esso. Con un documento sottoposto all’attenzione della corte ieri, Samsung ha fatto sapere che è dal 1968 che esistono almeno concetti di dispositivi portatili con le forme degli attuali tablet:

Attached hereto as Exhibit D is a true and correct copy of a still image taken from Stanley Kubrick’s 1968 film “2001: A Space Odyssey.” In a clip from that film lasting about one minute, two astronauts are eating and at the same time using personal tablet computers. The clip can be downloaded online at http://www.youtube.com/watch?v=JQ8pQVDyaLo. As with the design claimed by the D’889 Patent, the tablet disclosed in the clip has an overall rectangular shape with a dominant display screen, narrow borders, a predominately flat front surface, a flat back surface (which is evident because the tablets are lying flat on the table’s surface), and a thin form factor.

Qui allegato come Prova D è una vera e corretta copia di un fermo immagine preso dal film “2001: Odissea nello Spazio” del 1968 di Stanley Kubrick. In una porzione del film che dura circa un minuto, due astronauti stanno mangiando e allo stesso tempo usando dei tablet PC. Il filmato può essere scaricato da http://www.youtube.com/watch?v=JQ8pQVDyaLo. Per ciò che riguarda il design registrato dal brevetto D’889, il tablet contenuto nel filmato ha una forma rettangolare con uno schermo che ne prende la maggior parte dello spazio, bordi sottili, una superficie frontale predominantemente piatta, una superficie posteriore nera piatta (ciò è evidente poichè il tablet giace piatto sulla superficie del tavolo), e un fattore di forma sottile.

Il filmato chiamato in causa è visibile qui sotto:

Curioso che Samsung utilizzi direttamente il filmato su YouTube, caricato l’11 Febbraio 2011 da un utente che sicuramente non aveva intenzione di fornire prove per un caso giudiziario… Il filmato in questione sembra esser stato girato addirittura nel 1965, tre anni prima del rilascio del film. Il film di Kubrick è dunque da annoverare tra le opere di fantascienza che sono riuscite a predire il sopraggiungere di tecnologie oggigiorno quotidiane (come gli auricolari in un noto romanzo). Anche se è ovvio che i tablet mostrati non potessero essere come intendiamo noi oggi un tablet PC, è altresì evidente che l’idea stessa del tablet in forme simili all’iPad non è stata concepita per la prima volta in assoluto da Apple. Detto questo, va dato merito ad Apple di aver inaugurato l’era dei computer palmari con il suo Newton, progetto troppo avanti rispetto al suo tempo e che, per questo, è fallito e ha fatto avanzare ancor più Apple verso il baratro che nei primi anni ’90 le si stava aprendo sotto i piedi a causa di scelte di amministrazione e di sviluppo errate. Dall’idea dell’Apple Newton sono nati poi i computer palmari dell’ormai defunta Palm, e così poi tutti gli smartphone moderni.

La speranza di Samsung è che la corte accetti come prova valida uno spezzone di un film in cui il concetto è ben evidente, ma la cui applicazione è evidentemente ben differente da quella implementata al giorno d’oggi per ovvi limiti tecnologici dell’epoca – si suppone che gli schermi appaiano come piatti in virtù di fotomontaggi o di particolari effetti ottici dati dalla posizione della telecamera rispetto ad uno schermo a tubo catodico presente sotto allo schermo del “tablet”. Se Samsung dovesse vedersi riconosciuta la validità della prior art, il brevetto Apple verrebbe con ogni probabilità annullato dando così la possibilità ai produttori di dispositivi di utilizzare il classico design rettangolare senza timore di essere citati in giudizio. Se invece la compagnia koreana dovesse fallire, molto probabilmente verrebbe dileggiata da tutti per aver cercato di usare dispositivi fittizi di un film per sostenere le proprie tesi (giuste o sbagliate che siano) e vedrebbe la sua posizione all’interno del processo peggiorare decisamente.

[Via SlashGear.com]