La punizione migliore per chi sfrutta il lavoro minorile dovrebbe essere il carcere o, nel caso in cui questo non sia possibile, la cancellazione di qualunque rapporto di fornitura con altre aziende. Samsung, però, dopo avere scoperto che Dongguan Shinyang Electronics, uno dei suoi fornitori, impiegava almeno cinque minori nelle sue fabbriche, ha deciso di dare un taglio agli ordini del 30%.

Il motivo di questa punizione “leggera” è da ricercarsi nel fatto che non è stato direttamente il fornitore ad impiegare i cinque minori, ma un’azienda che ha ricevuto il sotto-appalto e ha assunto cinque ragazzi di età inferiore ai 16 anni, che è l’età minima per il lavoro legale in Cina.

Samsung avrebbe potuto decidere di sanzionare più pesantemente il fornitore, ma così facendo avrebbe forse accusato il colpo anche lei ricevendone direttamente un danno. In ogni caso, un taglio del 30% agli ordini non è cosa da poco e non sarà sicuramente una festa per Dongguan Shinyang Electronics, la quale ha “solo” la colpa di non aver vigilato sulle aziende a cui aveva appaltato i lavori.

Samsung comunque si fa notare per la sua politica di tolleranza zero per il lavoro minorile e, effettivamente, i risultati si vedono: sono, fortunatamente, pochissimi i casi finora segnalati di lavoro minorile nelle fabbriche connesse a Samsung.

Tutto è bene quel che finisce bene? Purtroppo storie di questo genere continueranno a ripetersi, fino a che non ci sarà un cambiamento culturale sia in Cina (dove spesso le persone accettano, più o meno forzatamente, di lavorare in condizioni disumane), sia in Europa (dove la ricerca dei prezzi più bassi a scapito della qualità ci sta portando alla rovina e porta allo sfruttamento di persone in altri Paesi e continenti).

Via