Samsung ha da poco istituito un fondo nel quale verserà 100 miliardi di won, circa 75 milioni di euro, da versare alle famiglie dei dipendenti deceduti a causa di malattie come leucemia, cancro al cervello, al seno e alla gola. Sono diverse centinaia le persone decedute negli ultimi cinque anni, impiegate negli stabilimenti di Samsung e di altri produttori di semiconduttori.

Finora non è mai stato dimostrato un rapporto di casualità tra il lavoro in queste fabbriche e le malattie insorte, anche se un recente studio, condotto su alcune donne tra i 20 e i 40 anni impiegate nell’industria elettronica in Corea del Sud, dimostra come sia maggiore in questi soggetti il rischio di insorgenza di patologie come problemi riproduttivi, aborti spontanei, anomalie del ciclo mestruale, con possibili sviluppi ancora più nefasti come i tumori.

Per chiarire la situazione dobbiamo tornare indietro di alcuni anni, per la precisione al 2007, anno in cui è avvenuto il decesso della ventiduenne Hwang Yu-mi colpita da una forma acuta di leucemia mieloide, una patologia piuttosto rara specialmente in giovane età. Nel 2011 il padre della ragazza ha deciso di fare causa a Samsung, responsabile a suo avviso della morte della figlia, a causa delle sostanze tossiche impiegate nelle fabbriche.

Da allora molte associazioni per i diritti civili e organizzazioni umanitarie si sono prodigate in ricerche per chiarire la situazione, cercando di catalogare le sostanze chimiche utilizzate nell’industria dei semiconduttori. Finora ne sono state contate 1100, molte delle quali in grado di creare potenziali problemi di saluti ai lavoratori che ne entrano in contatto.

Samsung, oltre ad avere istituito il fondo per le famiglie delle vittime, ha istituito una commissione che si occuperà di distribuire la cifra alle famiglie e impiegherà parte dei fondi in ulteriori misure di prevenzione. Il colosso coreano afferma che le misure preventive adottate sono numerose, a partire da sistemi di purificazione dell’aria, mascherine, guanti e respiratori ma ha rifiutato di finanziare la creazione di una fondazione indipendente che studi nuove contromisure per evitare nuovi decessi legati all’utilizzo di sostanze pericolose e che vigili sulla salute dei lavoratori.

Il caso vede maggiormente coinvolta Samsung in quanto probabilmente è la società con la maggiore esposizione mediatica, ma la situazione nelle fabbriche degli altri produttori di apparecchi elettronici non è molto diversa e andrà giustamente monitorata per garantire le migliori condizioni lavorative alle persone che rischiano seriamente malattie molto gravi.

Se volete maggiori informazioni sulla vicenda potete leggere questo articolo di qualche anno fa, purtroppo solo in lingua inglese, che cerca di chiarire la pericolosità delle sostanze chimiche utilizzate nella produzione di dispositivi elettronici.

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