Alcuni smartphone inviano dati personali degli utenti a server in Cina, sfruttando software “nascosti” ed operando all’insaputa dell’utente stesso: a dirlo è Kryptowire, azienda che opera nel campo della sicurezza informatica, secondo la quale anche i messaggi di testo sarebbero inviati nel paese orientale ogni 72 ore.

Posizioni, registro delle chiamate e molto altro, il tutto grazie ad un software sviluppato da Shanghai Adups Technology Company, con un obiettivo al momento sconosciuto; la compagnia sostiene di avere il proprio software in esecuzione su oltre 700 milioni di dispositivi (soprattutto di fascia bassa), e di aver collaborato anche con colossi del calibro di Huawei e ZTE.

Anche BLU Products, produttore americano, sarebbe nel mirino, con oltre 120 mila dispositivi con a bordo il software incriminato; l’azienda ha già rilasciato un comunicato, nel quale afferma di aver identificato e rimosso un problema alla sicurezza causato da applicazioni di terze parti, che effettivamente svolgeva questo compito di “collezionare” dati agli ignari utenti.

Kryptowire ha affermato come, rispetto ai casi del passato, questo software goda di una distribuzione più ampia, e che sia in grado di collezionare informazioni più specifiche sugli utenti, il tutto tramite software pre-installato.

Quel che è certo è che si tratta di una pratica scorretta, resa ancora più pericolosa dal non sapere effettivamente a chi vadano in mano i dati di tutti questi utenti e quali usi ne vengano fatti. Voi cosa ne pensate?