La battaglia legale tra Samsung ed Apple è ricominciata nei giorni scorsi per il secondo processo e già stanno comparendo le prime informazioni di un certo peso per l’una e per l’altra parte. A destare particolare interesse sono alcuni documenti interni di Samsung utilizzati da Apple nella sua arringa in cui viene confermato ciò che tutti già mormoravano: Samsung vuole abbandonare Android il prima possibile per utilizzare un suo sistema operativo su cui avere il pieno controllo.

Non si tratta di una grande novità né di una sorpresa: era già nell’aria da parecchio tempo e le speculazioni sul futuro della linea Galaxy, con l’avvicinarsi degli smartphone con Tizen, volevano proprio un progressivo distacco del colosso coreano da Google per favorire soluzioni create in casa.

D’altronde, una dimostrazione concreta e palese di queste intenzioni da parte di Samsung sta nel lancio della seconda serie di smartwatch Gear: Android è stato sostituito da Tizen e nessuno si è lamentato di questo – anzi, molti si sono espressi a favore di questo cambiamento.

In questa situazione si colloca la conferma – proveniente da documenti ufficiali riservati – che Samsung abbandonerà Android nel medio-lungo termine, o comunque diminuirà notevolmente il suo impegno nella piattaforma.

Non dovrebbe meravigliarci, quindi, un esordio verso la fine dell’anno (IFA?) dei primi smartphone Tizen, che saranno sempre più e proposti con sempre maggior insistenza. Samsung è pronta a tempestarci di pubblicità per promuovere la prossima linea di smartphone con Tizen. Non sarà un processo veloce né tantomeno un processo indolore, ma avverrà perché deve necessariamente avvenire (nell’accezione hegeliana del concetto).

I documenti mostrano un’azienda che vede Apple come l’antagonista da superare ma anche come l’esempio da imitare. L’obettivo principale di Samsung era fermare la crescita di Apple per evitare che il suo continuo successo portasse la Mela ad un punto di non ritorno. Per fare questo, Samsung si è accorta che doveva alzare l’asticella della qualità e migliorare il suo brand, che fino a pochi anni fa era molto povero a causa della qualità non eccelsa dei suoi prodotti. Un esempio lampante della situazione viene fornito dalla stessa Samsung: nel solo 2011, il lancio di più di 30 prodotti destinati agli operatori è stato posticipato a causa del brand percepito come povero.

L’ultimo, interessantissimo tassello emerso dal puzzle dei documenti è la visione di Samsung della concorrenza Android: HTC, LG e gli altri produttori non sono (chiaramente) visti come potenziali alleati, ma come concorrenti a tutti gli effetti. Non esiste e non è mai esistito un fronte comune Android, poiché ogni azienda ha sempre pensato (giustamente!) a se stessa. In particolare è HTC ad attirare l’invidia e l’attenzione di Samsung per via della sua capacità di creare telefoni buoni e che gli operatori telefonici effettivamente vogliono nella loro offerta (almeno negli USA).

Oltre a questo, c’è anche l’aspetto del look and feel, ovvero dell’aspetto dei dispositivi e delle sensazioni che questi danno all’utente: mentre HTC è stata in grado sin da subito di offrire un’esperienza omogenea tra tutti i suoi dispositivi, Samsung non lo è stata. Solo dal Galaxy S3 il colosso coreano è riuscito ad imporsi ed a far sì che il suo top di gamma avesse un unico nome con tutti gli operatori; prima l’offerta era frammentata ed il Galaxy S II aveva decine di nomi differenti, dipendenti dall’operatore con cui il dispositivo era commercializzato.

Rivelazioni o meno, indubbiamente questi sono piccoli scorci sul mondo Samsung che danno un quadro più completo di quale sia stata la situazione nel mondo mobile tre anni fa e quale sia oggigiorno, per diretta evoluzione dalla precedente. Molte cose sono cambiate, ma molte sono rimaste identiche. Tante altre cambieranno in futuro, però: chi è pronto?

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