Abbiamo già visto applicazioni da parte di Samsung e Nokia degli schermi AMOLED flessibili. La prima ha mostrato schermi ricurvi di ogni forma e tipo, la seconda un prototipo di smartphone che cambia forma e si comporta differentemente a seconda della forma. La ricerca, però, è sempre un passo avanti: ricercatori dell’Università di Toronto hanno effettuato una dimostrazione sulla potenziale applicazione della tecnologia su una scala molto ampia. Il team è infatti riuscito a combinare degli OLED con della plastica flessibile, che insieme portano a display più efficienti e a un processo di produzione più semplice (e quindi economico).

Il merito della scoperta è da attribuire a due dottorandi, che hanno scoperto quasi per caso un fatto interessante: pulendo un foglio di ossido di indio-stagno, un materiale usato per la produzione dei display, hanno scoperto che il display diventa più luminoso e usa meno energia dopo aver assorbito del cloro dalla soluzione usata per la pulizia. In questo modo, i due ricercatori sono riusciti a ottenere un prototipo di display OLED che è più semplice da produrre e richiede meno energia rispetto a quanto visto finora.

Questi miglioramenti portano al mondo mobile: gli smartphone potrebbero richiedere molte cariche in meno rispetto ad ora, se una simile tecnologia venisse impiegata. Per il momento si tratta solo di una scoperta a livello accademico, ma speriamo di vederla presto applicata anche nella produzione di smartphone e di altri dispositivi.