I dispositivi in grado di ricaricarsi senza il bisogno di essere collegati con un cavo stanno diventando sempre più comuni, anche se lo sviluppo dei metodi di ricarica wireless è stato ostacolato dall’assenza di uno standard universale.

Tra i 3 grandi gruppi in cerca di prevalere, Qi è stato ed è quello che ha avuto maggior successo: si tratta di uno standard creato dal Wireless Power Consortium, utilizzato ad esempio da Samsung o da LG per il suo G3 (qui altre info).

Il grande problema restano però le capacità limitate del metodo detto “ricarica induttiva“: esso infatti necessita che lo smartphone sia appoggiato al tappetino o allo strumento di ricarica. Non un grande vantaggio dal classico cavetto.

Qi ha però deciso di aggiungere alcune funzionalità per la fine di quest’anno, che permetteranno di ricaricare il dispositivo da quasi 5 centimetri di distanza.

Con la versione 1.2 , viene aggiunte una risonanza di ricarica: questo fa si che il ricevitore (cioè il dispositivo che deve essere caricato) e il trasmettitore non dovranno più toccarsi fisicamente, ma potranno essere distanti fino a 1,77 pollici, per la precisione.

Il nuovo standard sarà compatibile anche con tutti quei dispositivi già usciti fino ad ora, e permetterà la ricarica anche di più device allo stesso tempo.

Anche i due standard concorrenti, Rezence e Power Matters Alliance, avrebbero adottato questo nuovo metodo, ma il WPC afferma come il Qi sia più efficiente in termini di potenza, senza contare un maggior numero di partner.

L’efficienza energetica dovrebbe aggirarsi tra il 70 e l’80%, contando che ora un caricabatteria induttivo arriva in media all’85%, ma i primi prodotti sono ancora in fase di sviluppo, quindi sono risultati da prendere ancora con le pinze.

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