Qualche giorno fa vi avevamo scritto della decisione dello sviluppatore Mika Mobile di abbandonare Android per un rapporto costo-ricavo troppo esiguo rispetto alle aspettative. Questa decisione ha avuto un’eco incredibile in Rete, ed è stata usata da molti come l’emblema della difficoltà di sviluppare su Android e, più in generale, del fallimento dell’ecosistema Android in generale. Tutto ciò non è, ovviamente, vero.

Android and Me ha voluto saperne di più e ha chiesto direttamente agli interessati: Mika Mobile si è detta sorpresa dall’interpretazione data da molta stampa che “prima o poi tutti fuggiranno da Android”, perchè non lo credono affatto. Come dicevo nell’articolo pubblicato il 12 Marzo, la questione è molto differente e riguarda ben altri aspetti. Mika Mobile, infatti, ha pubblicato Zombieville USA nel 2009 per iPhone, ed ha riscosso un immediato successo con un immediato e duraturo guadagno. Le stime parlano di circa 1.5 milioni di dollari all’anno, divisi equamente tra le due persone che formano il team di sviluppo. Ovvero, tutte le persone che formano Mika Mobile.

Ovviamente l’idea di assumere delle persone con questi soldi per espandere il proprio business è troppo difficile da concepire, dunque i due si sono avventurati nel mondo Android riscuotendo un discreto successo: entrambe le applicazioni pubblicate (Zombieville USA e Battleheart) sono state acquistate tra le 50’000 e le 100’000 volte. Considerando che la prima costa 0.99$ e la seconda 2.99$, potremmo ipotizzare 50’000 download per gioco che ci porterebbero a 199’000 dollari netti. Se ipotizzassimo 100’000 download per gioco, avremmo un guadagno di 398’000 dollari. Visto che Mika Mobile ha ammesso candidamente che hanno dedicato appena il 20% del tempo ad Android, direi che non si tratta di guadagni di poco conto. Visto e considerato che le applicazioni sono rimaste su Android per circa 9 mesi e che fossero le prime applicazioni pubblicare sul fu Market, è facile capire che le cose non andassero così male.


Il problema, però, è che Mika Mobile è stata “abituata male” da iOS e gli introiti derivanti da Android sono stati giudicati insufficienti. Oltretutto, la maggior parte degli introiti proveniva proprio da iOS, e l’attenzione necessaria verso Android è stata giudicata “insostenibile” unicamente perchè sottraeva tempo ad iOS non risultando più remunerativa. Fondamentalmente, Mika Mobile voleva la botte piena e la moglie ubriaca: giochi su Android che non necessitano di alcuna manutenzione ma che fruttano il massimo possibile. Come è facile intuire, ciò non è possibile!

Il post sul blog in cui dichiaravano l’intenzione di abbandonare Android riportava che gli sviluppatori hanno passato il 20% del loro tempo nello sviluppo su Android, la maggior parte del quale è stato destinato al porting iniziale. Il resto del tempo è stato speso in “customer service” per problemi di download e di pagamenti (campi in cui Google dovrebbe intervenire seriamente). La frammentazione non è mai stato un grosso problema da affrontare, secondo quanto rivelato successivamente.

Qual è, dunque, il problema principale? Semplicemente, Mika Mobile ha già un grande successo su iOS e non ha intenzinoe di spendere più tempo nello sviluppo per altre piattaforme, poichè questo porterebbe – in un primo momento – a spendere più di quanto si guadagna. È ovvio che abbia più senso focalizzarsi maggiormente sulla fonte di guadagno maggiore. L’idea di assumere qualcuno per sviluppare su altre piattaforme e aumentare gli incassi complessivi è ovviamente troppo demodé, dunque la decisione è stata di abbandonare del tutto Android.

Mika Mobile ha avuto un buon successo su Android, ma questo successo è stato minore rispetto ad iOS e questo ha frenato i due sviluppatori. La loro esperienza non è, ovviamente, comune a tutti gli sviluppatori Android. Il problema di Mika Mobile è un piano di business totalmente sbagliato per Android e, più in generale, troppo sbilanciato verso una singola piattaforma e verso il mantenimento dello status quo, senza nessun concreto sforzo per espandersi. Ciò significa che Android non è una piattaforma “da buttare” ma, anzi, può dare molto agli sviluppatori che mettano le loro energie (e i propri soldi) in progetti “fatti con la testa”.