Con la nuova legge sulla protezione dei dati, in discussione in queste settimane nel Parlamento Europeo, si vuole giungere ad una maggiore tutela dei cittadini e dei loro dati presenti sul web.

Con un emendamento inserito nel testo all’ultimo minuto, si approverebbe una norma che vorrebbe alzare da 13 a 16 anni il limite minimo per acconsentire al trattamento dei propri dati personali.

In teoria, quindi, un quattordicenne non potrebbe aprire un profilo Facebook, né creare un proprio account di posta elettronica, né usufruire di molti altri servizi in rete che richiedono il consenso per il trattamento dei dati personali.

Subito è nata una discussione sull’utilità della legge che, se dovesse essere approvata, concederebbe ai paesi UE due anni di tempo per adeguare la propria legislazione in materia.

Ma andiamo con ordine. La prima perplessità riguarda l’impossibilità di verificare le dichiarazioni degli utenti: per chiunque è un gioco da ragazzi spacciarsi per una persona più vecchia, perché per il provider non c’è alcun modo di controllare se le dichiarazioni rilasciate corrispondono al vero.

Inoltre molto spesso i genitori, che in teoria dovrebbero vigilare sull’utilizzo degli strumenti tecnologici utilizzati dai figli, non hanno gli strumenti per farlo: la maggior parte di loro, infatti, non fa uso di altri social network oltre a Facebook, e non è quindi edotta sui pericoli che potrebbero sopraggiungere su servizi come, ad esempio, Snapchat.

Non solo Google, quindi dovrà adeguarsi alle nuove legislazioni, ma anche molti altri servizi online.

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