Sono passati solo alcuni giorni da quando WhatsApp, leader indiscusso tra le app di messaggistica, ha deciso di modificare i propri termini sulla privacy, in favore di una maggior integrazione con Facebook; da qualche tempo, infatti, WhatsApp è sotto la proprietà del colosso dei social network, e erano in molti ad attendersi un maggior collegamento tra i due servizi.

L’obiettivo sembra essere quello di permettere a Whatsapp di collegarsi al social network e suggerire nuove amicizie (ma anche annunci più mirati), sebbene il servizio ci tenga a sottolineare come il nostro numero telefonico ed altre informazioni sensibili (come i messaggi) non verranno condivisi con nessuno. Nonostante queste conferme siano un minimo rassicuranti, sembra che la mossa decisa da WhatsApp non sia andata giù ad alcuni enti regolatori, come all’Information Commissioner’s Office (ICO) del Regno Unito, che tramite Elizabeth Denham ha commentato come questa novità – sebbene le aziende siano libere di effettuare tali cambiamenti alle proprie politiche – interesserà moltissime persone, e di come sarà loro compito andare in profondità nell’accertarsi che tutto si svolga in maniera trasparente, secondo le normative vigenti e tutelando i consumatori e i propri dati personali.

Un cambiamento dei termini che va contro quanto promesso dal servizio di messaggistica all’epoca dell’acquisizione da parte di Facebook, quando era stato messo in chiaro che l’unione all’impero del social network non avrebbe in alcun modo influenzato la politica della privacy e non avrebbe in alcun modo permesso la condivisione di informazioni di identificazione personale.

Ma polemiche arrivano anche dagli Stati Uniti, e in particolare dall’Electronic Privacy Information Center (EPIC), il quale avrebbe dichiarato come il cambiamento dei termini sia in violazione con l’ordine di consenso del Federal Trade Commission; in parole povere WhatsApp offre l’opzione di opt-out (meccanismo per il quale l’utente continua ad usufruire del servizio secondo i termini fino a che non dichiari esplicitamente la propria negazione) a 30 giorni, mentre dovrebbe invece ottenere il consenso di opt-in (una sorta di consenso esplicito anticipato) prima di chiedere ad un utente di accettare nuovi termini e condizioni.

Opzione di opt-out che tra l’altro non è nemmeno ben visibile, visto che bisogna aprire una nuova scheda con i termini di servizio per intero; insomma, WhatsApp sembra esser presa tra due fuochi in due dei mercati principali come quello statunitense e quello inglese. Voi cosa ne pensate di questa faccenda? Diteci la vostra con un commento qui sotto.