Vi abbiamo parlato qualche giorno fa di alcune voci circolate in Rete che volevano ARM impegnata nello sviluppo di architetture a 128 bit. Chiaramente si tratta di un falso, poiché non c’è alcuna utilità pratica in un processore del genere. La stessa ARM ha negato queste voci affermando di non avere alcun piano di sviluppare hardware di questo genere.

È stato lo stesso capo del marketing della società di Cambridge a prendere in mano la situazione ed a dichiarare che

Non ci sono assolutamente pieni per processori ARM a 128 bit perchè, semplicemente, non ce n’è bisogno. Le voci che dicono il contrario sono semplicemente non corrette. Il prossimo anno mi aspetto di vedere numerosi annunci di soluzioni a 64 bit per i mercati mobile, networking e server.”

Il va sans dir che se le architetture a 64 bit esordiscono ora è decisamente improbabile che ARM voglia far esordire una nuova architettura nei prossimi 2 anni. D’altronde l’architettura ARMv8 che esordirà il prossimo anno rimarrà in campo per lungo tempo; non è irrealistico ipotizzare 5 anni di permanenza sul mercato.

Perché sarebbe inutile sviluppare un’architettura a 128 bit? La risposta è, in realtà, molto semplice e molto complessa allo stesso tempo. Il numero di bit fa riferimento alla lunghezza della parola (o word), ovvero l’insieme di bit che viene trattato come un unicum dal processore; in pratica, è la lunghezza fissa dei dati che vengono elaborati. La lunghezza della word determina la grandezza massima (e, nel caso di numeri con la virgola, la precisione massima) dei numeri che possono essere calcolati. Il discorso è lungo e complesso e questa non è la sede più adatta per discuterne, ma basti pensare a questo: che bisogno c’è di sviluppare un’architettura che può calcolare numeri enormi come 2^128 per uno smartphone, quando nemmeno i server e le workstation impiegati per il calcolo scientifico utilizzano CPU del genere?

Per ora dovremo accontentarci di vedere le nuove architetture a 64 bit, che permetteranno di impiegare più di 4GB di RAM sui dispositivi. Di fatto, ci avviciniamo sempre più al momento in cui smartphone e tablet saranno abbastanza potenti da poter sostituire integralmente i PC almeno per i compiti di base. Uno scenario interessante e, per chi è un po’ più conservatore, inquietante allo stesso tempo.

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