Google ha da poco presentato Pixel e Pixel XL, i suoi nuovi smartphone assemblati da HTC. Avrete di certo notato l’abbandono del marchio Nexus e l’assenza del brand della compagnia taiwanese sulla scocca dei due dispositivi, proprio come fa Apple con Foxconn: è infatti presente soltanto il logo di BigG. Questo e altri indizi sono sintomi della nuova strategia intrapresa dal colosso dell’IT, che si avvicina sempre più all’AI: ve la spieghiamo in questo articolo.

In un’intervista concessa ai colleghi di Bloomberg, Rick Osterloh, capo della neonata divisione hardware ed ex dirigente di Motorola, ha affermato che Google adesso è (quasi) pienamente responsabile degli smartphone che vende, visto che si occupa della progettazione, ingegnerizzazione, distribuzione e vendita dei propri prodotti. Di fatto è costretta ad affidarsi a un produttore esterno soltanto per la fase di assemblaggio, ma questo avverrà ancora per poco.

Già, perchè quanto succederà in futuro (si parla del 2017) è emblematico della strada intrapresa da Google: la compagnia costruirà una propria linea di produzione, e si occuperà non solo, oltre a quanto già citato più sopra, dell’assemblaggio, ma anche della produzione dei componenti che animeranno i nuovi smartphone. Si parla addirittura di una gamma di processori in grado di rivaleggiare con gli Snapdragon di Qualcomm, intanto quelli montati sui Pixel sono già ottimizzati per loro.

Quindi sembra proprio che Google, con i nuovi Pixel, abbia inaugurato una nuova era che la vedrà sempre più simile ad Apple, visto che la compagnia gestirà sia la produzione hardware che lo sviluppo software. C’è tuttavia una perplessità su quest’ultimo punto, visto che in Google sostengono che la divisione hardware sarà un’azienda a sè stante e non avrà alcuna interazione con Android, come fosse un produttore qualsiasi, alla pari di Samsung, LG, Huawei e altri. Se davvero così fosse, qualcuno potrebbe chiedersi quale sia il reale vantaggio generato da questa mossa: ai posteri l’ardua sentenza.