Nel giovane mondo delle intelligenze artificiali Google Assistant rappresenta per certi versi un’anomalia, visto che non ha un nome femminile. La scelta non è stata affatto casuale perché Google ha voluto evitare di dargli una connotazione prettamente femminile, anche se per il momento è dotato di voce di donna.

Google starebbe pensando a come evolvere il suo assistente per renderlo completamente privo di genere sessuale ma al momento non intende condividere alcuna informazione. In questa fase iniziale il colosso di Mountain View ha preferito “riciclare” la classica voce che da tempo risponde alla domanda “Ok Google” e che viene troppo spesso associata ad un assistente di genere femminile.

Gli stessi Siri, Cortana e Alexa utilizzano nomi e voci femminili, anche se Siri ha la possibilità, raramente utilizzata dagli utenti, di utilizzare una voce maschile. Sono diversi gli studi effettuati nel corso degli anni che affermano come in generale la gente preferisca ricevere informazioni e istruzioni da una voce femminile, basti pensare ai comuni navigatori satellitari che da sempre utilizzano una voce femminile per default.

Si tratta dunque di un’abitudine radicata nel modo di fare comune ma fondamentalmente errata in quanto associa il genere femminile ad una forma di sottomissione o servilismo. Anche al di fuori dell’ambito tecnologico la figura dell’assistente è vista quasi esclusivamente come un ruolo femminile e questo ovviamente si ripercuote anche nella programmazione delle intelligenze artificiali.

Esistono poche “anomalie” da questo punto di vista, come ad esempio il chatbot MyKai che ha una connotazione androgina e una personalità tendenzialmente neutra, tanto da riuscire a identificarsi come una intelligenza artificiale, senza la presunzione di voler apparire umana a tutti i costi. Al di là del timbro sonoro, nel quale sarà sempre possibile scorgere tonalità maschili o femminili, le intelligenze artificiali dovranno diventare neutrali anche nel modo di ragionare e di formulare le loro risposte e questa sembra la vera sfida per gli sviluppatori.

Il primo passo dovrebbe essere proprio legato alla deumanizzazione delle intelligenze artificiali per ricordarci che, alla fine, non stiamo dialogando con un essere umano.