Buone notizie per Oracle, e brutte notizie per Oracle. Buone notizie per Google. Oracle aveva visto la maggior parte dei suoi brevetti invalidata o resa inutilizzabile durante il processo Oracle vs Google, per cui il tentativo di riportare un brevetto dal “mondo dei morti” o dei “brevetti rifiutati o invalidati” è stato visto come ghiotto e da non perdere. Il brevetto 702, o #5’966’702, è detto anche “brevetto Gosling” in onore al padre di Java James Gosling che è stato la mente pensante dietro il brevetto stesso. Tale brevetto è discretamente importante – eufemizzando – e potrebbe essere una buona arma contro Google, se non fosse che Oracle ha giurato di non usarlo né in questo processo né in altri contro la società di Page e Brin.

Nonostante lo United States Patent and Trademark Office (USPTO) abbia infatti affermato che le prove di prior art presentate da Google non sono valide, non è stato affermato nè che il brevetto sia valido, nè che sia stato corretto permettere la registrazione dello stesso, nè che il brevetto possa essere utilizzato da Oracle.  La società di Larry Ellison, infatti, aveva acconsentito a lasciar cadere le accuse di violazione di alcuni brevetti contro Google “con pregiudizio” (in inglese, Oracle dropped several patents with prejudice). Cosa significa ciò? Significa che Oracle ha giurato di non usare mai più in sede legale uno dei brevetti coinvolti per accusare Google, né in questo né in altri processi. Il cavillo di questo accordo è la promessa di Oracle di non utilizzare il brevetto Gosling a meno che questo non venisse “riabilitato” prima dell’inizio del processo, condizione che il giudice Alsup ha accettato. Il processo è, però, iniziato il 16 Aprile, quindi Oracle è decisamente fuori tempo massimo.

La scoperta dell’USPTO è quindi inutile, visto che arriva dopo l’inizio del processo e rende inutilizzabile il brevetto. Oracle ha ovviamente affermato “sono stato frainteso!”, e ha affermato che la sua visione degli accordi includeva la possibilità di riutilizzare il brevetto fino all’inizio della “parte brevettuale” del processo. Google ha colto la palla al balzo per citare direttamente il giudice e affermare che la condizione non è quella e che in ogni caso tutti i testimoni relativi a tale brevetto sono già stati avvertiti che la loro presenza non sarebbe stata necessaria. Viste le condizioni, è ovvio che il giudice Alsup abbia deciso in questo caso a sfavore di Oracle, nonostante sedicenti esperti (Florian Mueller, dove sei?) affermassero che sarebbe stato ingiusto nei confronti di Oracle non permettere l’utilizzo di un brevetto “approvato” dall’USPTO.