Larry Page, attuale amministratore delegato di Google, è stato ben addestrato dal team legale – anche se di certo ha avuto le sue difficoltà in aula durante il processo Oracle vs Google. Come Quinto Fabio Massimo, detto “Temporeggiatore”, così Page ha applicato l’arte dell’evasione e del temporeggiamento. Parte di tale strategia comprende una risposta ad una domanda posta da Boies, l’avvocato di Oracle, riguardo l’importanza di Android per Google: Page ha replicato che Android è sì molto importante, “ma non direi che sia essenziale”. Certo, dipende dal significato che si dà alla parola “essenziale”.

Il secondo episodio in cui il co-fondatore di Google ha evitato magistralmente la domanda è stato quando gli è stato chiesto di citare una compagnia che non fosse Google che utilizzasse le API di Java senza siglare un accordo di licenza con Sun o Oracle. La risposta è stato un laconico “non sono un esperto [a riguardo]”, che dà respiro a Page ma lascia sottintesa una risposta scontata (suggerimento: nessuno).

Un altro tema sul quale Boies è andato a parare è la famosa email di Tim Lindholm nella quale si afferma che Google avrebbe dovuto negoziare una licenza con Sun. Lindholm è un impiegato di Google dal 2005, ma prima di sbarcare in Big G è stato in Sun per sette anni. Si è scoperto che Lindholm ha fatto parte del team che ha dato vita a Java, ed è architetto della piattaforma Java 2 Micro Edition (J2ME) ed è co-autore delle specifiche della Java Virtual Machine (JVM). Boies ha chiesto a Page se il “tim” di cui parlava una email del 2005 in cui si parlava di queste negoziazioni fosse proprio Lindholm, ma Page ha affermato che “non sono sicuro quale Tim fosse”.

Page afferma anche che conosce Lindholm ma che non è una persona a lui vicina, ma ancora una volta tutto dipende dall’interpretazione delle parole. Sicuramente l’abilità di sviare l’attenzione può essere utile, ma fino a quando potrà reggere di fronte agli attacchi di Oracle?