Con la fine dell’embargo relativo alle recensioni di Google Pixel i principali siti americani hanno potuto raccontarci le loro impressioni sui primi smartphone marchiati Google. In attesa della nostra recensione, che arriverà molto presto, dobbiamo fidarci delle loro impressioni, in particolare per quelle sulla fotocamera, universalmente riconosciuta come la migliore mai utilizzata su uno smartphone.

Gran parte del merito va al software sviluppato da Google, anche se lo Snapdragon 821 e il suo Hexagon DSP hanno sicuramente contribuito, insieme al sensore Sony IMX378. La prima novità è data dalla modalità HDR+, sempre attiva e che secondo Marc Levoy, il leader del team di fotografia computazionale in Google, non andrebbe mai disattivato.

A differenza di quanto accadeva con Nexus 6P e Nexus 5x, che impiegavano alcuni secondi per catturare l’immagine, il nuovo sistema usato sui Google Pixel inizia a scattare foto prima ancora che venga premuto il pulsante. Subito dopo lo scatto reale, il software utilizza le immagini già acquisite e le elabora per formare lo scatto finale.

Google ha rivoluzionato anche la modalità HDR e invece di variare l’esposizione in differenti aree dell’immagine, sottoespone ogni scatto e grazie ad un po’ di “magia matematica” produce immagini strepitose e prive di rumore anche in scarse condizioni di luce. Grazie alla matematica ogni scatto apparirà identico ai precedenti, ad eccezione ovviamente degli oggetti in movimento, e il rumore non comparirà in nessuna di esse.

Interrogato in merito all’assenza della stabilizzazione ottica dell’immagine, Levoy afferma che la modalità HDR+ dei nuovi Google Pixel utilizza delle esposizioni molto brevi. Sembra quindi che piuttosto che alla meccanica le nuove fotocamere debbano affidarsi maggiormente al software per raggiungere nuove vette di eccellenza.