Con una mossa inaspettata e del tutto in controtendenza, viste le numerose guerre legali in corso in questo periodo, Google ha reso libero l’uso di alcuni suoi brevetti per progetti open source. Quest’iniziativa è solo l’inizio di un progetto più ampio chiamato “Open Patent Non-Assertion (OPN) Pledge”, ovvero “Impegno aperto per la non-persecuzione con brevetti”.

L’OPN si configura inizialmente come una raccolta di 10 brevetti relativi alla tecnologia MapReduce, i cui contenuti possono essere liberamente utilizzati per progetti open source senza timori di attacchi legali da parte di Google. La società californiana ha affermato che non attaccherà mai chi utilizzerà i brevetti nell’OPN a meno che non venga attaccata per prima.

“Il software open source è stato alla radice di molte innovazioni nel cloud computing, nel web mobile e in Internet in generale,” ha affermato il consigliere per i brevetti di Google Duane Valz, “e noi rimaniamo impegnati per una Internet aperta – una che protegga le innovazioni reali e continui a creare prodotti e servizi fantastici.”

Questi 10 brevetti ora parte dell’impegno sono solo un primo passo, poichè Google ha intenzione di estendere in futuro quest’iniziativa a molti altri brevetti. Google inoltre invita anche altre realtà del mondo tecnologico a entrare nell’iniziativa: “speriamo che l’OPN possa servire da modello per l’industria”, ha affermato Valz citando un insieme di benefici dell’iniziativa: trasparenza, portata e durata ì. Google promette che l’impegno durerà fino alla scadenza dei brevetti, anche se questi dovessero cambiare proprietario nel frattempo.

Una iniziativa davvero lodevole che rientra pienamente nello spirito “don’t be evil” di Google. Certo è poco, al momento, ma potrebbe diventare potenzialmente una manna per l’open source ed una preoccupazione in meno per chi sviluppa, distribuisce o contribuisce a progetti open. Brava, Google.

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