I “Patent Trolls” sono un tema molto vivo nel mondo dell’IT in questi ultimi anni e se ancora non vi è chiaro cosa siano i “Patent” sono sicuro che i “Trolls” li conoscerete bene grazie alle trovate politiche.

I “Patent Trolls“, o “troll dei brevetti”, sono semplicemente la conseguenza di un sistema brevettuale malamente gestito che stranamente non troviamo in Italia bensì oltreoceano, in America. Secondo il sistema brevettuale americano infatti, chiunque voglia può registrare, o per meglio dire brevettare, non solo un’invenzione materiale bensì anche un concetto e, quindi, un software (anche se di tipo banale). Ne sono il classico esempio i brevetti Apple per le icone di telefono, messaggi e rubrica piuttosto che lo “Slide to Unlock”.

Chiunque dunque registrasse un brevetto, avrà diritto a stipulare accordi di licenza con chiunque sfrutti tale concetto per poter vedere riconosciuti gli sforzi compiuti nella ricerca per arrivare al risultato. Questo concetto è giusto nel momento in cui le invenzioni brevettabili sono effettivamente novità e portano qualcosa in più all’industria, non quando è possibile brevettare concetti astratti e usare tali brevetti per mungere danaro dalla concorrenza o bloccarla in toto.

Ed è proprio questo l’oggetto di un post rilasciato in queste ore sul blog di Google riguardo la Public Policy dove denuncia l’esborso di ben 30 miliardi di dollari fino ad oggi in guerre contro i brevetti “fuffa” esortando le altre aziende a una più equa collaborazione per frenare queste ingiustizie ed inutili spese di denaro.

In passato ne abbiamo parlato più volte e l’avversario più frequente è stato Apple, che ha cercato in tutti i modi di arrestare la corsa di Android – con poco successo, alla fine. Secondo, però, il gigante di Mountain View dietro a numerose altre operazioni di “patent trolling” scatenate da piccole società che nella loro vita hanno registrato solo brevetti senza mai utilizzarli, si troverebbero grandi realtà che si nascondono senza per non esporsi direttamente al conflitto (non vengono fatti nomi ma viene riportato un articolo di Blomberg riguardo Nokia, Microsoft e Alcatel-Lucent).

Il post di Google termina con una sollecitazione alla FTC (Commissione federale del commercio) chiedendo di indagare a fondo nel settore in modo da porre fine a queste azioni che vanno a “grattare” soldi che potrebbero benissimo essere invece re-investiti in Ricerca e Sviluppo con conseguenti benefici per i consumatori.

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