Torniamo ad occuparci di Google e diritto all’oblio, uno dei temi più caldi in questi mesi e che torna alla ribalta in seguito alla diffusione delle richieste giunte al colosso di Mountain View nei più importanti Paesi, Italia compresa.

Ricordiamo che risale a maggio una sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha stabilito che i cittadini possono pretendere che il proprio nome non venga associato dai motori di ricerca a risultati ritenuti ” inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati”.

Google si è così trovata costretta a dare esecuzione a tale sentenza, attivando una procedura attraverso la quale ogni cittadino possa richiedere la rimozione del proprio nome (ricorrendone, ovviamente, i presupposti).

Il colosso di Mountain View ha deciso di rendere pubblici i risultati di questi primi due mesi di funzionamento del sistema creato: 7.500 le richieste fatte in Italia (relative a circa 28.000 URL), 12.000 nel Regno Unito, 5.500 in Olanda, 16.500 in Germania e 17.500 in Francia.

Google e diritto all’oblio: un bluff o un successo? Di tutte le richieste inoltrate al colosso di Mountain View, nel 53% dei casi è stata ordinata la cancellazione desiderata, nel 32% dei casi la decisione è stata di rigetto e nel rimanente 15% dei casi è stato disposto un rinvio in attesa di ulteriori approfondimenti.

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